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La sentenza

Patenti "facili", undici condanne

Esami di guida alla motorizzazione, il tribunale infligge sette anni a Donato Ferraro, il principale imputato

Motorizzazione, fissata l'udienza per quattordici persone

La procura di Frosinone ha indagato 14 persone tra cui l'ex direttore della Motorizzazione di Frosinone

Il 12 aprile 2016 il blitz della squadra mobile alla motorizzazione di Frosinone. Tre persone finiscono in carcere e altre 17 ai domiciliari con tanto di sequestri tra cui una Ferrari California. Dopo vari processi, in cui diversi imputati hanno definito la propria posizione patteggiando o con il rito abbreviato, il tribunale di Frosinone chiude il capitolo, almeno per il primo grado di giudizio, dell’inchiesta “Pay to drive” in cui erano contestati svariati reati come associazione a delinquere, corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio e una serie di falsi. Nel pomeriggio di ieri, il collegio presieduto dal giudice Antonio Riuscito ha stabilito undici condanne. Nonché ha confermato (per i condannati) la confisca dei beni in sequestro, soprattutto con riferimento all’accusa di corruzione. Rispetto alle richieste avanzate dalla procura lo scorso aprile, il tribunale ha sfrondato un po’ le accuse, riconoscendo la prescrizione per i reati più datati e anche per l’associazione, relativamente ai soli partecipi. Quindi anche per coloro che hanno ricevuto una condanna ha riconosciuto diverse assoluzioni per le altre accuse.

Il tribunale ha inflitto la pena più alta per il principale imputato rimasto a giudizio, Donato Ferraro, 73 anni, titolare di diverse autoscuole a Cassino, cui sono stati inflitti sette anni, quasi la metà rispetto alla richiesta del pm di tredici anni. Quindi tre anni e mezzo per i cinesi residenti a Napoli, considerati i procacciatori di connazionali che arrivavano da ogni parte d’Italia per gli esami della patente di guida, pagando profumatamente, Xiaoquan Lin e Xemei Liu, noti come Stefano ed Elena, Orazio Mancone, titolare di autoscuola, Silvestro Ferraro di Marcianise, nel ruolo di procacciatore di clienti. Poi tre anni e quattro mesi è la pena per Gaetano Ferraro, anch’egli procacciatore di Marcianise. A scendere due anni e dieci mesi per Nicola Catter di Bologna, uno dei tanti candidati, e Antonio La Rena di Piedimonte San Germano, uno degli esaminatori della motorizzazione (per il quale però la procura aveva chiesto nove anni) e Antonio Ciotoli, altro esaminatore della motorizzazione. Pena di due anni e otto mesi per un altro candidato, un calabrese residente a Como, Giuseppe Romanello, e uno degli egiziani finiti nell’inchiesta, Abdel Tawabezz, procacciatore. Il tribunale ha invece assolto tra coloro per cui c’era richiesta di condanna l’ex segretaria del direttore Roberto Scaccia (che in appello ha patteggiato) Cinzia Sinibaldi (la richiesta era di sei anni). Assoluzione, così come richiesto dalla procura, per il resto degli imputati.

L’inchiesta sulle patenti facili alla motorizzazione con candidati che arrivavano da ogni parte d’Italia, molti dei quali stranieri, maghrebini, cinesi o dell’Europa dell’Est, ma anche ciociari era stata condotta con le intercettazioni, soprattutto ambientali e con i video piazzati nella sala degli esami e nell’ufficio del direttore. Nel collegio difensivo gli avvocati Giuseppe Stellato, Federico Simoncelli, Luigi Sena, Nicola Ottaviani, Martina Stirpe, Giuseppe Dell’Aversano, Massimo Meleo, Christian Alviani, Giampiero Vellucci, Maurizio Suarato, Stefania Paliani, Massimiliano Tisbo e Alessandro Mori che ora faranno appello. Cinzia Sinibaldi, attraverso l’avvocato Vellucci ha dichiarato: «Per me finisce un incubo. Ho svolto il ruolo di mera segretaria rispettando le direttive del mio superiore ed essendo rimasta all’oscuro di quello che c’era dietro. Questa sentenza mi restituisce la dignità».

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