Arce
10.04.2024 - 16:46
«Così Evangelista ed io riaprimmo le indagini». A parlare ieri nell’aula di Corte d’assise d’appello è Ernesto Venticinque appuntato dell’Arma che insieme al maresciallo a capo della stazione di Arce dopo Mottola, Gaetano Evangelista, diede vita alla “controinchiesta”. Quella che portò nel 2016 alla riapertura delle indagini sull’omicidio di Serena Mollicone. Un’udienza, la quattordicesima, particolarmente attesa.
Giorno in cui è venuto a mancare il medico legale che eseguì l’autopsia sul corpo di Serena, la dottoressa Antonella Conticelli. L’appuntato Venticinque ha raccontato come vennero indirizzate in caserma le verifiche: gli accertamenti sulla droga, le confidenze, le amicizie di Serena e i registri mai trovati, come sottolineato poi dal luogotenente Evangelista. «Quando iniziammo le indagini con il maresciallo Evangelista cominciammo a sentire i coetanei di Serena - racconta Venticinque - Cercavo di acquisire più informazioni possibili e il maresciallo Evangelista scriveva tutto».
«Sembrava che l’omicidio di Serena desse fastidio. Tuzi e Suprano non erano interessati alle indagini, sembrava non volessero farle. Inoltre mi ero accorto che loro non volevano parlare di Serena. Mi dicevano: “Sei solo tu che parli di questa cosa”» aggiunge. «A un certo punto la dottoressa Perna mi disse: “Da oggi in poi, tutte le informazioni che acquisisci me le devi dire direttamente a me perché tu acquisisci A e mi arriva Z» prosegue nella deposizione. Una panoramica, quella fatta dall’appuntato, che ha abbracciato diversi aspetti dell’inchiesta e della vicenda, comprese le parole pronunciate da Da Fonseca e da Torriero. Punto questo ritenuto di rilievo dall’accusa.
«Dopo l’assoluzione di Carmine Belli, Guglielmo - il papà di Serena - andava in tv: parlava di poteri forti e dello spaccio di droga. È da lì che abbiamo detto dobbiamo cercare chi ha ucciso Serena» aggiunge con fermezza. Venticinque e l’allora maresciallo Evangelista (diventato comandante della caserma nel 2004) contribuirono a far riaprire le indagini: carabinieri contro carabinieri. Una controinchiesta che, dice Venticinque, pareva dare addirittura fastidio. «Cominciammo dalla droga e dal “Cuore Matto”.
Poi le amicizie di Serena. E man mano che andavamo avanti venivano fuori vari elementi, come la porta» aggiunge in aula. L’appuntato ha pure citato le confidenze di Rosa Mirarchi, che gli raccontò di aver ripulito un alloggio della caserma con l’acido. Passaggio questo invece fortemente contestato dalle difese, punto cruciale della precedente udienza.
«Nell’ambito delle indagini cercai il registro delle persone che accedono in caserma del giugno del 2001 e non lo trovai» ha argomentato Evangelista. «L’appuntato Venticinque ha collaborato a 360 gradi fino alla morte del brigadiere - ha aggiunto - Dopo il suicidio di Tuzi ha cambiato atteggiamento e i rapporti si sono deteriorati».
Edizione digitale
I più recenti
Ultime dalla sezione