Sul versante dell’inquinamento da smog il nuovo anno è iniziato esattamente come si è chiuso quello vecchio. Con uno sforamento record: il primo gennaio infatti la concentrazione delle polveri sottili rilevata dalla centralina dello Scalo è stata pari a 205 microgrammi su metro cubo. Il limite massimo è di 50: oltre quattro volte di più. Dopo che il 2015 ha fatto segnare 115 sforamenti giornalieri. Intanto emerge uno studio del 2009. In quell’anno l’Amministrazione Comunale (allora guidata dal sindaco Michele Marini) commissionò uno studio al Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche) e all’Università di Cassino. Dal quale studio emergeva che lo smog a Frosinone era determinato sostanzialmente da tre fattori: il traffico, l’inquinamento della Valle del Sacco derivante dalle attività industriali e la conformazione morfologica e climatologica dell’intera zona. Dice il sindaco Nicola Ottaviani: «Quello studio riprendeva delle rilevazioni degli anni precedenti, effettuate sempre dal Cnr e dall’Università La Sapienza di Roma. Naturalmente ho allegato tutto il materiale all’esposto presentato in Procura. I dati sono diversi, ma il punto è che non sono stati mai incrociati. Operazione che adesso va fatta. Così come è importante incrociare i dati dell’inquinamento della Valle del Sacco con gli studi epidemiologici nel frattempo effettuati». Quello studio del Cnr rappresenta comunque un elemento importante, considerando che già allora segnalava, oltre ai parametri sopra descritti, anche altri fattori. Come la presenza del tratto autostradale e i riscaldamenti dei privati e degli uffici pubblici. Non è un caso che Ottaviani, nel presentare l’esposto, ha sottolineato: «Abbiamo indicato dei dati per evidenziare che l’incidenza dei gas di scarico delle auto è tra il 20 e il 30%, mentre i riscaldamenti civili e industriali incidono per non meno del 60%. Ecco perché i blocchi del traffico si rivelano spesso dei palliativi». Il fatto che il sindaco di Frosinone abbia acceso i riflettori sulla «strana coincidenza» tra l’inquinamento dell’intero bacino della Valle del Sacco e quello da polveri sottili è indicativo. E fa tornare di attualità gli studi del Cnr. Intanto sono iniziati i controlli sulle circa 20.000 caldaie presenti sul territorio, tra quelle delle abitazioni, degli uffici pubblici e delle industrie.Â