I fratelli Occhionero, arrestati nell’inchiesta sul cyberspionaggio, a Frosinone erano di casa. Talmente di casa da costituire, in via Brighindi 44, nella parte alta della città, una società immobiliare. Si tratta della Rogest srl. L’impresa viene costituita l’11 maggio del 2004 con un capitale sociale di 10.000 euro poi elevato a 100.000 euro nell’ottobre del 2007 quando la società è trasferita nella capitale. La Rogest opera nelle costruzioni e, per il periodo 2006-2007 ha visto Francesca Maria Occhionero, 48 anni, nata negli Usa, come presidente e suo fratello Giulio, 46, come amministratore. Entrambi risultano residenti a Londra, ma di fatto vivevano a Roma.

La Rogest, successivamente fallita, è collegata ad altre società finite poi nell’inchiesta di Mafia capitale. Il 35% della Rogest era della Sarim immobiliare, il cui amministratore è uno stretto collaboratore di Buzzi, società a sua volta partecipata dalla cooperativa sociale 29 giugno, quella al centro dell’inchiesta sul Mondo di mezzo.

Secondo quanto emerso in questi giorni, in via Brighindi 44 avevano sede altre due società collegate ai fratelli romani la Correndo srl e la Sire Engineering, entrambe in liquidazione. Quest’ultima, ultimo bilancio alla mano, quello del 2008, risulta avere delle pendenze per quasi otto milioni di euro nei confronti della Regione Lazio.

Stando alle accuse ipotizzate dalla procura di Roma, sulla base delle indagini condotte dalla polizia postale con l’ausilio dell’Fbi, i fratelli Occhionero avrebbero creato una rete per spiare politici di livello nazionale e internazionale, alti prelati in Vaticano, avvocati, commercialisti, università, sindacati, società. I computer venivano infettati con un virus e i dati dei computer venivano trasferiti su dei server, alcuni dei quali sequestrati anche negli Stati Uniti e che ora saranno oggetto di ulteriori investigazioni.

Sono 18.237 i soggetti spiati. Tantissimi gli account di importanti società private o enti istituzionali, come ministeri, la Camera, il Senato, il Comune di Roma, le Regioni Campania e Lombardia, società come l’Acea, l’Enel, Finmeccanica, l’Enav (da cui grazie alla segnalazione del responsabile della sicurezza partì l’indagine). Gli investigatori hanno trovato gli account anche dell’ex premier Matteo Renzi, dell’attuale presidente della Banca Centrale Europea Mario Draghi, di politici di vari schieramenti. E ancora, nel corso delle indagini, come scrive il gip «è stato pure possibile identificare una parte delle persone o società che gli indagati hanno infettato tramite il loro malware e dai cui pc prelevavano abusivamente dati e documenti, significando che, data l’enorme mole di dati, l’analisi volta ad identificare la totalità delle vittime è tuttora in corso».

La polizia postale ha accertato la compromissione di venti studi legali, sei studi professionali tra cui i commercialisti associati, di Sora, Umberto Geremia e Floriana De Donatis, due società di recupero crediti, tre enti istituzionali come la seconda università di Napoli, la Regione Lazio, la Funzione pubblica della Cgil di Torinio. E ancora, in Vaticano, il cardinal Ravasi e una struttura alberghiera del vicariato di Roma. Tre società di costruzioni, tre società del mondo sanitario, tra cui il Gruppo Ini che a Veroli ha la Città Bianca. E, infine, la Reale Mutua assicurazioni e la Toti Trans di Frosinone, recentemente fallita, alla quale risultano esser stati compromessi venti computer in uso ai dipendenti dell’azienda