Un quartiere apparentemente diviso. Da una parte una struttura in cemento armato, lunga quanto una strada, che fa paura: unâarea off limits da chi non vive in quella zona definita, anche dopo le ultime vicende di cronaca, la Scampia di Frosinone. Dallâaltra, a pochi metri, una chiesa dove hanno bussato tante madri, tante donne e uomini in cerca di aiuto, di speranza. E poi loro, i giovani, i bambini, che cercano di pensare a un futuro migliore, abbattendo i pregiudizi, le paure, i timori, di chi dal di fuori li identifica come quelli del âCasermoneâ.
Ma è possibile abbattere quel muro di cemento di indifferenza, di apparente omertà che per molti è ânormalità â. à possibile vincere il male. Come? Rimanendo uniti, pregando, facendo solidarietà e non sbattendo la porta in faccia a chi chiede aiuto. E proprio questo ha evidenziato ieri mattina il vescovo diocesano Ambrogio Spreafico. Ha voluto essere lì, nel quartiere Selva Piana, a presiedere la messa nella chiesa di Santa Maria Goretti, a due passi dal Casermone, dove nella notte del 7 dicembre 350 uomini, tra polizia e carabinieri, hanno smantellato unâorganizzazione criminale: quarantatré gli arrestati.
Monsignor Spreafico ha voluto ribadire la presenza della chiesa. Dopo lâappello del sostituto procuratore Adolfo Coletta che ha rivolto un invito anche alle istituzioni scolastiche e allâAter, e dopo lâintervento del vice parroco di Santa Maria Goretti, don Dino Mazzoli, che insieme al parroco don Sosio Lombardi, stanno facendo molto per la comunità , ieri il monito del vescovo. Câerano tante persone, molti giovani e bambini. Câerano anche rappresentanti di forze dellâordine a testimonianza che quel quartiere può e deve rinascere. Ma serve lâaiuto di tutti per cancellare i pregiudizi, la paura e vincere il male. Per far sì che non si debba aver timore di dire âabito al Casermoneâ, per evitare di vedersi sbattere la porta in faccia nel mondo del lavoro. Il quartiere è stato abbandonato, ma rinascere si può.
Nella domenica della gioia il vescovo lo ha ribadito. Anche se lo ha fatto con i toni che lo contraddistinguono, quello dellâalto prelato è stato un vero e proprio richiamo a chi deve trasformare quel quartiere in una zona dove deve tornare la legalità . Perché in tanti, in questi anni, hanno girato lo sguardo da unâaltra parte, facendo finita di non vedere. «Nel tempo di Avvento, che è tempo anche di pentimento e di penitenza, godiamo pure la gioia della presenza di Gesù in mezzo a noi.
Verrebbe spontaneo chiedersi come si faccia ad essere contenti in questo tempo difficile, di crisi, anche qui, dopo quello accaduto nei giorni scorsi, per questo ho voluto essere oggi con voi, perché la chiesa mostra il volto misericordioso per ognuno di noi anche nei tempi difficili. Questa parrocchia è per voi un luogo dove imparare a vivere nel bene, ad aiutarsi nei tempi difficili e a non chiudersi nella paura. Perché tante volte di fronte al male la reazione istintiva è la paura. Il timore per i giovani che si domandano âcosa farò da grande, io abito qui al Casermone sono già segnatoâ. Purtroppo così va il mondo, câè chi viene segnato al dito per sempre, come se la vita di un uomo e di una donna dipendesse da dove si abita e non dalle azioni che fa, dalla persona che è, da quello che vive ogni giorno».
Spreafico ha sottolineato come «tante volte ci sono luoghi della nostra città abbandonati a se stessi e segnati, come se non si potesse fare niente per renderli migliori; ma io credo che qui, in questo luogo, in chiesa, mostriamo di essere uomini e donne che pur consapevoli del male che esiste nella vita, e qualche volta anche vicino a noi, diciamo che è possibile rendere migliore il luogo in cui abitiamo. Questa è la forza dei cristiani che non si rassegnano al male e lo riconoscono. Non bisogna far finta di nulla. Non dobbiamo permettere ai giovani di crescere preda della droga, del male e di azioni che rendono la vita impossibile. Dobbiamo essere convincenti e capire che per vincere il male abbiamo bisogno di aiutarci, di crescere insieme, di ascoltare Gesù, perché la gioia della vita non proviene dalla ricchezza. Come si fa avivere felici? il Vangelo Gesù ce lo insegna, la gioia viene dallâamore, dalla solidarietà , dalla capacità di guardarsi lâun lâaltro con bontà ; dobbiamo aiutare gli altri a compiere il bene. Certo talvolta è difficile, ma câè sempre una cosa che possiamo fare: pregare. Pregare affinché chi commette malefatte se ne renda conto e si converta al bene, la preghiera ha una grande forza. San Paolo diceva: quando sono debole è allora che sono forteâ».