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Frosinone

Interporto: la parola passa al Tar. Via alla battaglia legale

Depositato il ricorso di trenta proprietari di terreni che chiedono un risarcimento di dieci milioni. Nell’attesa della fissazione dell’udienza, il Comune e il Consorzio Industriale hanno nominato i legali

Interporto: la parola passa al Tar

Una vicenda che dura da quasi trent’anni, un progetto ambizioso naufragato e un gruppo di cittadini che non ci sta più. È la storia dell’Interporto di Frosinone, un’idea nata nel 1998 per trasformare la zona di Selva dei Muli in un polo logistico strategico per il Centro Italia, ma che si è rivelata un’utopia, lasciando dietro di sé un’eredità di disagi, espropri mai completati e richieste fiscali insostenibili per i proprietari dei terreni coinvolti. Oggi, trenta cittadini, rappresentati dall’avvocato Riccardo Lutrario e riuniti nel comitato “Libera Proprietà”, hanno deciso di passare al contrattacco, presentando un ricorso al Tar del Lazio, sezione di Latina (l’atto è stato depositato mercoledì scorso), contro il Comune di Frosinone, la Regione Lazio, il Consorzio per lo Sviluppo Industriale e la fallita Società Interporto Frosinone (Sif). Sul tavolo, una richiesta di risarcimento che supera i 10 milioni di euro. Il ricorso, notificato al Comune il 10 febbraio 2025 e al Consorzio Industriale del Lazio nel giorno seguente e illustrato di recente in un incontro organizzato dal comitato nella sala convegni della Casa del Volontario di corso Lazio nel capoluogo, punta il dito contro decenni di inerzia amministrativa e promesse non mantenute. I terreni, originariamente agricoli e passati a destinazione industriale senza mai essere formalmente espropriati, sono diventati per i proprietari una zavorra economica: da un lato, impossibilitati a utilizzarli; dall’altro, gravati da avvisi Imu per migliaia di euro e da richieste erariali spropositate. I proprietari lamentano di essere stati, sostanzialmente, trasformati in un bancomat per le casse pubbliche, denunciando di vedere nei sacrifici dei loro nonni e genitori, spesso legati affettivamente a quelle terre, un patrimonio messo a rischio da scelte amministrative fallimentari.

Un danno milionario
La stima del danno, calcolata in una perizia allegata al ricorso, ammonta a 7.878.000 euro, cui si aggiungono 190.800 euro annui a partire dal momento in cui, secondo l’avvocato Lutrario, «gli enti avrebbero dovuto adottare misure riparatorie, tecniche e urbanistiche, per rimediare a quanto fatto in precedenza, ma non l’hanno mai fatto». Una cifra complessiva che sfonda il tetto dei 10 milioni di euro e che i trenta ricorrenti intendono far valere contro quello che considerano il principale responsabile: il Comune di Frosinone. Quest’ultimo, con una delibera unanime approvata nei giorni scorsi, ha deciso di resistere al giudizio, affidando la difesa al dirigente dell’avvocatura comunale, l’avvocato Marina Giannetti, mentre il Consorzio Industriale del Lazio sarà rappresentato dall’avvocato Aldo Ceci.

Illusioni e immobilismo
L’Interporto di Frosinone avrebbe dovuto essere un gioiello logistico: una piattaforma intermodale ferro-gomma, con magazzini e piazzali di stoccaggio, collocata strategicamente tra il casello autostradale e la linea ferroviaria Roma-Napoli. Ma già nel 2004 il progetto mostrava crepe insanabili: terreni indisponibili, assenza di un piano regolatore per gli espropri e persino il rinvenimento di un villaggio neolitico. Nel 2015, l’ultimo presidente della Sif, Giuseppe Galloni, e il Cda gettarono la spugna, aprendo la strada al fallimento della società, dichiarato nel 2020. Da allora, i proprietari dei terreni sono rimasti intrappolati in un limbo burocratico, con le amministrazioni che, pur consapevoli del danno, come emerso durante i dibattiti consiliari risalenti al 2016, non hanno mai agito per porvi rimedio.

Verso l’aula del Tar
L’avvocato Lutrario, nel presentare il ricorso durante la conferenza stampa svoltasi di recente, ha sottolineato la singolarità del caso: «È una situazione unica in Italia. Non si deve più ripetere che i proprietari diventino ostaggi di una volontà amministrativa, specie quando il progetto si rivela irrealizzabile». Difficile ipotizzare i tempi di conclusione della controversia legale, ma, intanto, dopo il deposito del ricorso, si è in attesa della fissazione dell’udienza davanti alla sezione di Latina del Trubunale amministrativo regionale. Nel frattempo, i cittadini del comitato “Libera Proprietà” (alla conferenza stampa di illustrazione dell’iniziativa legale erano presenti nel pubblico anche i consiglieri comunali Francesco Pallone, Anselmo Pizzutelli e Giovanni Bortone) sperano che la giustizia riconosca il loro diritto a un risarcimento, chiudendo una pagina dolorosa e aprendo la strada a una tutela concreta dei loro beni. Un parte della vicenda è stata già oggetto di un lungo contenzioso giudiziario iniziato nel 2009 che ha visto opporsi gli espropriati da un lato e il Comune dall’altro, in quanto quest’ultimo non aveva riconosciuto ai primi il giusto prezzo per acquisire i terreni. Sbagliando, secondo quanto stabilito dai giudici amministrativi che hanno condannato l’ente a pagare quanto dovuto. Una batosta da 2.100.000 euro così come quantificato dal commissario ad acta (l’ingegnere Antonio Salvatori) nominato dal Prefetto nel 2013 per eseguire la sentenza. Fortunatamente per i contribuenti del Comune di Frosinone, dopo una transazione portata avanti e chiusa successivamente la cifra si è ridotta a 1.400.000 euro. Adesso, un nuovo capitolo. Per ora, la battaglia è appena iniziata. Ma per i proprietari dei terreni di Selva dei Muli, dopo decenni di attese e promesse tradite, questa è forse l’ultima occasione per trasformare una situazione di danno in una sorta di risarcimento concreto.

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