Si muoveva sicuro all’interno del Palazzo di Giustizia. Lo faceva quando tutti andavano via. Il suo incarico era quello di sorvegliante. Fino a giovedì, quando è scattato il blitz dei carabinieri su mandato della procura. A finire in manette Antonio Cacchiani, 45 anni, dipendente del comune di Frosinone, distaccato presso il Tribunale di via Fedele Calvosa.

L’uomo, secondo l’ipotesi accusatoria, avrebbe sottratto poco meno di duemila euro dalle casse degli ufficiali giudiziari.

A incastrarlo è stata una telecamera piazzata dagli investigatori dell’Arma che ha ripreso i suoi movimenti. L’indagine è nata dopo la segnalazione di ammanchi. Più volte, secondo quanto emerso, i dirigenti del settore si sono accorti che i conti non tornavano. Strano anche lo spostamento di documenti dalle scrivanie. I controlli sono andati avanti per circa un mese.

Poi, su richiesta del procuratore Giuseppe De Falco e del pubblico ministero Vittorio Misiti, il gip Antonello Bracaglia Morante ha firmato l’ordine di cattura. L’uomo, accusato di furto aggravato,ha ammesso le responsabilità. Ieri l’interrogatorio di garanzia nel corso del quale Cacchiani, assistito dall’avvocato Angelo Testa, si è detto pentito.

Il quarantacinquenne ha raccontato che il suo gesto è riconducibile a uno stato di bisogno familiare. Per lui si profila una richiesta di giudizio immediato. Il giudice, dopo aver acquisito gli elementi utili all’indagine, lo ha rimesso in libertà con il solo obbligo di dimora a Frosinone.

«È stato un atto di debolezza – ha spiegato l’avvocato Testa – dovuto a problemi di carattere familiare. Il mio assistito, nel corso dell’interrogatorio di garanzia, si è pentito amaramente del gesto commesso. Ha spiegato che aveva preso quei soldi per superare un momento difficile. Che aveva chiesto un prestito e subito dopo avrebbe cercato di restituire la somma sottratta».