È accusato di violenza sessuale nei confronti delle figlie minori della convivente. È l’accusa che pende sul capo di un 45enne slavo, comparso ieri davanti al tribunale di Frosinone.

Nonostante lo sciopero dei penalisti, essendo l’imputato detenuto, l’udienza, presieduta dal giudice Marian Stirpe (a latere Farinella e Venarubea) si è celebrata ugualmente. Il difensore dell’imputato, l’avvocato Elio Rossi, ha chiesto al tribunale di sottoporre l’uomo, peraltro in Italia sotto false generalità per sfuggire a una precedente condanna nel Paese d’origine, a perizia psichiatrica.

La richiesta è stata motivata con i problemi psichici dello slavo, che, in carcere, ha anche tentato il suicidio, compiuto atti autolesionistici e avviato uno sciopero della fame. Il tribunale, però, ha rigettato la richiesta e ha disposto la continuazione del processo.

L’imputato a quel punto ha scelto di sottoporsi alle domande del proprio difensore. Ha provato a discolparsi dalle accuse che le parti offese hanno confermato in aula e che hanno circostanziato. A suo dire tutto sarebbe nato da un rimprovero alla figlia della convivente per aver maltrattato il figlio avuto da un’altra relazione.

L’uomo ha ricordato che a seguito della denuncia venne fuori il suo vero nome. Il fatto è che lo straniero doveva scontare una condanna a cinque anni per furto, motivo per cui si trova in carcere. Perciò a Frosinone dove si è rifatto una vita, lavorando anche come custode, l’uomo si faceva passare per un altro.

Ma alla fine, complice anche l’accusa di violenza sessuale, che si sarebbe protratta per sette anni, è saltata fuori anche la precedente vicenda. Nel frattempo, le indagini condotte dai carabinieri hanno portato alla celebrazione del processo per violenza sessuale a carico dell’uomo. Le violenze si sarebbero consumate nella casa di famiglia. Le parti offese si sono costituite parte civile attraverso l’avvocato Gianpio Papa.