Scrivere di qualcuno che non si è conosciuto non è facile. Si rischia di cadere in una celebrazione dovuta o, al contrario, di non riuscire a tradurre con parole adeguate il contributo di spirito e vita che ha dato alla comunità , al territorio in cui ha vissuto, alla famiglia che ha cresciuto e amato.
Ma Roberto Trento vive nei ricordi dei suoi figli, degli amici, dei personaggi e dei politici che hanno frequentato i suoi locali, âLe Roccetteâ e âLâarca di Noèâ, negli anni Settanta. Era nato il 5 luglio 1929 a Frosinone. à cresciuto osservando i valori della concretezza e della generosità , del senso più vero della condivisione che ha trasmesso con forza ai suoi quattro figli Marcello, Gianluca, Enzo e Nicoletta.
Nel 1960, dopo dodici anni di fidanzamento, ha sposato Maria Antonietta Bommattei, figlia di Tullio, noto costruttore di Frosinone. E con lei ha interpretato il senso vero dellâunione e dellâamore. Nei ristoranti di Guarcino e Campocatino sono passati un poâ tutti.
Qui, dove al tavolo si potevano incontrare gli ingegneri che poi hanno aperto la Henkel, gli studenti dellâAccademia di Belle Arti hanno realizzato i primi murales. Nelle sale in cui lâaristocrazia romana e napoletana erano di casa, hanno suonato âI Poohâ, âI cugini di campagnaâ, Wess e Dori Ghezzi. Negli anni ottanta è diventato titolare de âLa bottega dellâoroâ: più che una semplice attività commerciale è stata un luogo di incontro, di amici e personalità della provincia di Frosinone. Nel tempo del riposo e della pensione, infine, la sua passione per lâantiquariato, la storia locale e la lettura dei quotidiani hanno scandito le sue giornate, circondato dallâaffetto della moglie, dei suoi figli e dei due nipotini.
Nella casa di viale Mazzini custodiva tanti libri e ogni giorno si informava dei fatti della sua terra, leggendo attentamente quel giornale a cui mai avrebbe rinunciato. Il nostro. E noi, oggi, abbiamo scelto di ringraziarlo così. Arrivederci Roberto!