Inchiesta sulle patenti, lascia il carcere per i domiciliari uno dei principali accusati. Donato Ferraro, uno dei tre finito in carcere era stato interrogato, su sua richiesta, dal pubblico ministero Maria Pia Ticino che ha coordinatole indagini della squadra mobile.

Ferraro, difeso dagli avvocati Pierpaolo Dell’Anno e Sandro Salera, inizialmente, all’interrogatorio di garanzia, aveva scelto di non rispondere. Poi la scelta di chiarire la propria posizione davanti al magistrato. L’uomo ha ricostruito così i fatti ed è stato chiamato a spiegare il meccanismo in base al quale alla motorizzazione si poteva ottenere, come sostiene l’accusa, una patente senza sforzo. Da qualche giorno è ai domiciliari.

Nel frattempo l’inchiesta va avanti. Oltre alle venti persone per le quali è stata emessa l’ordinanza di custodia, tra carcere e domiciliari, c’è un lungo elenco di altri 111 indagati. Si tratta di quanti hanno beneficiato del sistema delle sedute di esame «truccate», come sostiene la procura, per prendere la patente. Gli italiani sono 42, di cui 5 donne.

Molti sono residenti in provincia: tra Sora, soprattutto, Frosinone, Cassino, Monte San Giovanni Campano, Alatri, Rocca d’Arce, Campoli Appennino, Pontecorvo, Piglio, Isola del Liri, Boville Ernica, Arpino, Fontana Liri e Alvito. Ma in tanti arrivavano anche dalle province di Bologna, Chieti, Bergamo, Como, Perugia, Potenza, L’Aquila, Milano, Reggio Emilia, Viterbo, Terni e Caserta. Tantissimi anche gli stranieri.