Il corpo usato per sfogare le proprie voglie sessuali. Anche in maniera violenta. Attirata nella trappola con l’inganno. Il branco, almeno in parte, deve rimanere in carcere. I giudici del tribunale del riesame hanno accolto le tesi della procura di Frosinone, ritenendo valida l’ordinanza d’arresto firmata dal Gip Pierandrea Valchera. La decisione, al momento, riguarda solo cinque persone. Per la sorta di altri due bisognerà attendere ancora qualche giorno.

L’episodio risale all’inizio dello scorso settembre quando una ventenne venne condotta con l’inganno in un casolare a Ferentino. Dopo venti minuti di atroce sofferenza, la ragazza riuscì a scappare e a chiedere aiuto. Aveva conosciuto uno dei suoi aguzzini su un social network. Dopo una breve conversazione in chat, i due decisero di vedersi qualche volta. All’ultimo appuntamento il ragazzo portò con sé con un amico. I due ragazzi condussero la ragazza a Ferentino, dove c’erano altri cinque rom. I sette ragazzi trascinarono la giovane in un casolare dove abusarono di lei per 20 minuti. Poi, grazie ad un momento di distrazione dei suoi carnefici, la ventenne riuscì a fuggire. Bussò alla porta di una casa vicino al casolare. Ad aprire fu una donna che, una volta appreso dell'accaduto, chiamò i Carabinieri. La ragazza fu subito trasportata in ospedale per ricevere le cure necessarie.

Le indagini condotte dagli investigatori dell’Arma hanno portato all’identificazione dei sette Quasi tre ore di sopralluogo nella villetta dello stupro. Ieri mattina, i carabinieri del Ris sono giunti nelle campagne di Ferentino alla ricerca di tracce biologiche per collegare i sette arrestati con l’accusa di violenza di gruppo alla scena del crimine.

Nei giorni scorsi un capitano del raggruppamento investigazioni scientifiche, coadiuvato dai carabinieri della stazione di Ferentino, ha effettuato un sopralluogo in quel casolare che è durato dalle10 alle12.30. Nonostante il maltempo l’attività è andata avanti spedita per evitare il rischio che, con il passare del tempo, fosse compromessa la ricerca di prove. I militari dell’Arma sono andati alla ricerca di mozziconi di sigaretta e fazzolettini, che sono stati repertati. Si sono poi concentrati con il luminol alla ricerca di tracce di liquidi organici. Presente sul luogo della scena anche la vittima,visibilmente scossa, accompagnata dal suo avvocato Mario Cellitti. La ragazza ha indicato i posti nei quali si è consumata la violenza. E su quei punti con il luminol i carabinieri hanno intensificato le ricerche di tracce biologiche. Così è stata sequestrata una sedia in plastica, di quelle bianche da giardino, dove si è svolta la prima fase della violenza.

Una volta circoscritta l’area delle ricerche il grosso dell’attività si è concentrato sotto un porticato, su alcuni scalini, all’interno di una rimessa e sulla paglia dove la vittima è stata poi gettata. La proprietà dell’area, infatti, è molto estesa e comprende diverse pertinenze. Si tratta di un complesso confiscato.

Intanto il 17 gennaio ci sarà il prelievo del Dna sulla ragazza e sugli arrestati. Un altro accertamento necessario per ricostruire gli eventi. In carcere sono finiti i frusinati Ferdinando Di Silvio, 36 anni, Antonio De Silvio, 32, Elvis De Silvia, 27,Angelo De Silva, 27, Adriano Di Silvio, 23, e Alessandro Spada, 28, difesi dagli avvocati Raffaele Maietta, Tony Ceccarelli, Emanuele Carbone, Pasquale Cardillo Cupo e Ascanio Cascella. La posizione di Adriano e Angelo è stata discussa ieri mattina. La decisione è attesa nei prossimi giorni. Per gli altri, invece, ordinanza cautelare confermata.