Concorso in corruzione. Con questa accusa sono stati interdetti dalla professione un imprenditore di Ferentino e un fisioterapista dell’Asl di Frosinone. In pratica il dipendente dell’azienda sanitaria indica ai pazienti a quale ditta rivolgersi.

L’inchiesta condotta dai carabinieri per la tutela della salute si è concentrata sulla verifica della corretta fornitura di protesi a carico del servizio sanitario nazionale. Una fornitura sulla quale erano stati sollevati dei sospetti che le indagini hanno voluto appurare. Al termine di queste, il sostituto procuratore Monica Montemerani ha chiesto al gip del tribunale di Frosinone Antonello Bracaglia Morante l’applicazione di due misure cautelari.

Il giudice ha deciso per l’interdizione dalla professione nei confronti del titolare della Tss, un’azienda distributrice di prodotti sanitari e di ausili protesici e di un fisioterapista dell’Asl di Frosinone, in servizio al Cad, il centro di assistenza domiciliare.

L’inchiesta, condotta dagli uomini del tenente Maurizio Santori, ha preso il via nel 2015 e, stando alle accuse raccolte dal Nas, «ha fatto emergere un collaudato sistema corruttivo». In particolare le indagini avrebbero accertato che, in cambio di somme di denaro, costituenti una percentuale prestabilita del valore dell’ausilio, il fisioterapista avrebbe ripetutamente indirizzato i pazienti, trattati nell’ambito della propria professionale e bisognevoli di ausili protesici a recarsi, per la fornitura, esclusivamente presso la ditta di Ferentino.

In più i Nas avrebbero individuato anche la partecipazione di una terza persona durante le fasi di “smistamento” dei pazienti. Si tratta di una donna che avrebbe collaborato con il fisioterapista per l’esecuzione del piano ideato. In base a quanto accertato dalla procura frusinate, eseguendo le direttive impartite dal fisioterapista, la donna si sarebbe adoperata allo smistamento delle pratiche alla ditta.

La stessa avrebbe mantenuto contatti diretti con il legale rappresentante della società e avrebbe anche percepito un corrispettivo personale per l’attività svolta. Stando a quanto ricostruito dalla procura di Frosinone il giro di affari, nel periodo oggetto degli accertamenti investigativi, si può quantificare in circa 50.000 euro. Le ipotesi d’accusa sono di concorso in corruzione per un atto contrario ai doveri d’uffici e corruzione di incaricato di pubblico servizio.