à stata denunciata la ventenne di origine romena accusata di aver scaricato il feto, apparentemente di 4 mesi, nel bagno. Sarà lâautopsia a fare chiarezza sulla macabra vicenda scoperta lâaltro ieri nelle vicinanze di unâabitazione in via Pigna.
Le indagini sono scattate nella tarda mattinata di mercoledì scorso nella zona tra Ferentino e Anagni, quando al 113 è arrivata la raccapricciante segnalazione. Un operaio impegnato nella manutenzione di una tubatura in prossimità di alcune case ha scoperto che allâinterno câera un feto umano, già sviluppato e di una lunghezza di 20 cm circa. Le ipotesi vanno dallâinterruzione volontaria della gravidanza senza lâassistenza medica, che prevede la pena della reclusione fino a sei mesi, allâinduzione allâaborto, punita con la pena della reclusione fino a tre anni.
Nella giornata di ieri la donna, difesa dallâavvocato Alessandro Loreto, è stata interrogata e ha ammesso tutte le sue responsabilità . Il compagno, invece, si è dichiarato estraneo ai fatti, come confermato dalla stessa giovane.
La ricostruzione
Intorno alle 11 la scoperta dellâoperaio della ditta di autospurgo. Ditta chiamata dagli inquilini del piano di sotto che lamentavano lâostruzione nello scarico esterno delle acque nere. Hanno pensato a qualcosa di anomalo, mai avrebbero pensato a un aborto clandestino dai risvolti macabri. Lâoperaio, tra lâaltro, aveva scoperto il fagotto il giorno precedente ma, credendolo un semplice involucro di plastica, lo aveva abbandonato sul terreno e solo la pioggia, lavando il sudiciume, ha rivelato cosa fosse in realtà . Subito la chiamata alla polizia.
Le indagini
Immediato lâintervento sul posto delle Volanti, della Squadra Mobile e della Polizia scientifica che, analizzando i luoghi del ritrovamento, hanno fin da subito individuato gli appartamenti dai quali poteva essere stato introdotto il feto nella tubatura. Lâattenzione degli investigatori, però, si è concentrata sullâabitazione di una giovane coppia, al cui interno sono stati trovati dei farmaci normalmente utilizzati per gli aborti illegali, ossia praticati al di fuori del circuito sanitario. Il medicinale rinvenuto, in parte consumato, come effetto collaterale provoca proprio delle contrazioni e la conseguente perdita del feto. Nello stesso appartamento è stato ritrovato anche un biglietto di prenotazione in un consultorio di Frosinone che rafforza lâipotesi che fosse proprio la giovane romena ad avere avuto in tempi recenti una gravidanza, poi interrotta.
Le indagini, coordinate dal pubblico ministero di turno, la dottoressa Rita Caracuzzo, sono tuttora in corso per scoprire tutti i risvolti della vicenda.
Oggi sarà conferito lâincarico per lâesame autoptico. Proprio dallâautopsia sarà fatta chiarezza sullâaccaduto. Il feto è stato posto sotto sequestro presso lâobitorio dellâospedale di Frosinone e sarà , quindi, sottoposto agli accertamenti medico legali, sia per capire le cause dellâaborto sia per effettuare le comparazioni del Dna necessarie per individuare in modo incontrovertibile i genitori.
La donna ha dichiarato la totale estraneità del compagno. Compagno che, come ha sostenuto, è stato anche fuori città per diverso tempo per motivi di lavoro. Come detto le ipotesi vanno dallâinterruzione volontaria della gravidanza senza lâassistenza medica, che prevede la pena della reclusione fino a 6 mesi, allâinduzione allâaborto, punita con la pena della reclusione fino a 3 anni.
«Ho avuto tanta paura. Ero davvero disperata»
Ieri mattina negli uffici della Procura della Repubblica di Frosinone è stata interrogata la giovane ventenne romena. La ragazza ha ammesso le proprie responsabilità sullâaccaduto e ha spiegato che il compagno era completamente estraneo ai fatti, sia per quanto riguarda il macabro gesto che la gravidanza. La romena ha, inoltre, sottolineato che lâuomo è stato a lungo fuori casa per motivi di lavoro. Dagli accertamenti medico legali si potranno capire le cause dellâaborto ed effettuare le comparazioni del dna necessarie per individuare in modo incontrovertibile i genitori. La ragazza durante lâi nterrogatorio è esplosa in un pianto liberatorio sostenendo che il gesto è scaturito da un momento dettato dalla disperazione e dalla paura. Il compagno ha affermato di non sapere nulla di quel feto. Pertanto non sono emersi elementi tali da rendere necessaria lâiscrizione nel registro degli indagati. Come detto sarà lâautopsia a chiarire molti dubbi. Il feto è stato sequestrato ed è a disposizione dellâautorità giudiziaria. Le indagini proseguono per scoprire i risvolti della vicenda.