Sono trascorsi cinquant’anni, potrebbero sembrare molti, ma non è così se quelle sensazioni uniche, quei cuori che battono all’unisono a ritmo di batterie, chitarre, fisarmoniche ed entusiasmo, continuano a trasmettere emozioni. Quell’entusiasmo che trapela dagli occhi di chi ha fatto della musica una passione, di chi ha stretto amicizie, rapporti di stima. Legami forti che uniscono ancora oggi quattro amici. E questa sera festeggeranno il cinquantenario con un concerto. L’appuntamento è fissato per le 21 in piazza Mazzini a Ferentino con gli Hop ’66. Con loro anche Maddalena Salvadego e David Addesse.

Che possa trattarsi di un appuntamento imperdibile, si è percepito anche qualche sera fa quando il gruppo si è riunito per le prove. A dire il vero, per chi ha avuto il piacere e l’onore di ascoltarli e assistere allo spettacolo, è stata un’anteprima davvero emozionante. La carica dei musicisti e cantanti è stata trasmessa a tutti i presenti. In attesa dell’appuntamento di domani sera riportiamo alcuni ricordi di uno dei componenti del gruppo, Vincenzo Affinati. "Dopo 50 anni sono ancora qui (Deo gratias) a godere del privilegio di fare musica con Memmo Cialone, Massimo Virgili e Giorgio Giovannini, con l’entusiasmo e la passione di sempre». Affinati ricorda gli anni del 1960. «Una chitarra acustica da quattro soldi, amplificata con un microfono da tavolo collegato ad una vecchia radio a valvole, una batteria ottenuta con i fustini del detersivo per la lavatrice, un promettente ragazzetto che stava imparando a suonare una fisarmonica più grande di lui e, infine, tanta comune passione per la musica.

Ma come si fa ad imparare la musica da soli? Sembrava veramente un mistero, sembrava impossibile riuscire a capire come una particolare combinazione di più note potesse dar luogo a sonorità così suggestive e diverse. Il gusto della scoperta si unì alla passione istintiva e l’aiuto di compagni di scuola più grandi, appena un pochino più introdotti, fece il resto. Bisognava essere veloci, tenersi pronti vicino alla radio con carta e penna per scrivere al volo gli accordi (non sempre individuati in modo corretto) dei brani mandati in onda. Per le parole non c’era problema; se non venivano pubblicate su “Sorrisi e Canzoni”, si inventavano al momento, con ineffabile disinvoltura, in un inglese, non improbabile ma, semplicemente, inesistente. Poi arrivarono i Beatles e fu tutta un’altra storia. Ci fu subito un entusiasmo contagioso per questa nuova musica. Poi, nel 1967 ci fu la licenza liceale e poi l’università che ci proiettò verso realtà nuove e impegnative. Così le strade di ciascuno presero direzioni diverse". Stasera si torna a... emozionare.