Arresto non convalidato e ritorno in libertà per le cinque persone fermate ieri mattina dai carabinieri di Ferentino con l'accusa di danneggiamento, tentato furto e violazione di domicilio.

La versione dei fatti raccontata dagli avvocati difensori, Giuseppe Spaziani e Claudia Padovani, e confermata dagli incriminati, ha infatti convinto il giudice Farinella sul non luogo a procedere per il reato durante il processo per direttissima che si è svolto questa mattina.

I cinque, tutti residenti in ciociaria, provenienti da Supino, Sgurgola e Santa Maria Capua Vetere, erano finiti ai domiciliari perché, secondo i militari guidati dal maresciallo Raffaele Alborino, avevano tentato con la forza di occupare un alloggio popolare in località Giardino, sfondando la porta con delle mazze.

Secondo il pm, che aveva richiesto gli arresti domiciliari, essi avrebbero anche cercato di rubare all'interno di tale alloggio. Ma rubare cosa? È proprio questa la domanda che il giudice ha posto questa mattina al Pubblico Ministero. Nell'alloggio infatti non c'era nulla se non calcinacci e detriti.

Secondo la testimonianza dell'unica donna del gruppo inoltre, lei e i suoi compagni stavano solo cercando un luogo dove poter passare la notte. Trovandosi tutti nella drammatica situazione di non avere una casa, i cinque infatti non volevano altro che un tetto sotto il quale ripararsi.