«Nessuno potrà dimenticare quelle ore di quel giorno di un anno fa, quando iniziava a farsi strada tra le vie del paese la notizia morte del piccolo Gabriel. Fu un giorno di immensa tristezza che fece cadere tutti in un devastante quanto composto dolore. Cari cittadini, dedichiamo un minuto di silenzio, nella preghiera, al nostro piccolo Gabriel e facciamogli sentire con forza il nostro affetto e che mai nessuno lo dimenticherà perché fa parte ormai dei nostri cuori... della nostra coscienza».

Con queste parole il primo cittadino di Piedimonte San Germano, Gioacchino Ferdinandi, ha chiesto ieri a tutta la comunità di fermarsi per un minuto. Di ricordare alle 15.30 quel sorriso e quello sguardo furbo, che nessuno di certo dimentica. E la comunità si è fermata, in un momento di preghiera intima e di solenne riflessione.

Oggi, a distanza di un anno (era il 17 aprile del 2019) la morte del piccolo Gabriel Feroleto ucciso perché piangeva a due passi da casa resta una delle pagine più nere del Basso Lazio. In un cimitero chiuso per l'emergenza sanitaria, avvolti da un «dolore composto», gli amministratori hanno deposto un mazzo di fiori bianchi sulla tomba del piccolo.

«La verità sulla triste vicenda è un macigno che pesa sugli animi di tutta la popolazione e pesano sui cuori di tutti noi quegli occhi dolcissimi, quelli di un angelo volato via troppo presto» scrive ancora sulla sua pagina Facebook Gioacchino Ferdinandi.
Che aggiunge: «La morte del nostro piccolo angelo biondo racchiuse ognuno di noi in un composto e attonito silenzio, tra mille interrogativi e poche certezze, gettando il paese nel dolore più profondo».

Ancora mille gli interrogativi. Mille i dubbi su cosa abbia potuto scatenare quella violenza, su come sia potuto accadere. A mettere subito i tasselli insieme, nonostante la difficoltà di un'inchiesta devastante e piena di contraddizioni, sono stati i militari del colonnello Cagnazzo coordinati dal sostituto Maisto, poi affiancata anche dal dottor Bulgarini. Per gli inquirenti a uccidere il piccolo sono stati la madre Donatella Di Bona e il padre Nicola Feroleto. Saranno proprio loro, i genitori ancora in carcere, ad affrontare a maggio due distinti processi. A maggio la verità su cosa sia accaduto in quel campo dell'orrore, in zona Volla, dopo Gabriel ha perso la vita a pochi giorni da Pasqua inizierà a prendere corpo.