Il 16 aprile è passato ma il "contagi zero" nel Lazio non si è registrato. Il termine era stato ipotizzato dall'Istituto Einaudi, l'Einaudi Institute for Economics and Finance (Eief), sulla base di uno studio matematico e statistico parametrato sui dati forniti dalla Protezione Civile. Anche se veniva comunque sottolineato che le previsioni erano basate pure sul totale rispetto delle misure restrittive.

Ormai abbiamo tutti familiarizzato con il fattore "R0" ("erre con zero") dell'infezione, il cosiddetto numero di riproduzione di base del virus. In termini scientifici rappresenta il numero medio di persone che verranno contagiate da un singolo infetto, in una determinata popolazione non vaccinata nella quale la malattia non era presente prima. Un esempio: se "l'R0" di una malattia è 2, significa che in media un singolo malato infetterà due persone. Se è 3 ne infetterà tre e via di questo passo. Ma la fase critica è alle spalle e nel Lazio il valore è inferiore a 1.

Vuol dire che il contrasto all'infezione funziona. Al punto che, relativamente a Roma, l'assessore alla sanità Alessio D'Amato ha ipotizzato contagi vicini allo zero per fine aprile. Il che vuol dire, considerando gli andamenti della curva nel Lazio, che quel termine in provincia di Frosinone potrebbe essere raggiunto a metà maggio. C'è però una variabile, legata ai casi che verranno registrati fino al 27 aprile. Vale a dire quattordici giorno dopo (il periodo di incubazione del virus) la Pasquetta.

Ma il punto di partenza del ragionamento è comunque che l'indicatore della velocità del contagio è già sotto l'1% nel Lazio. Inoltre in Ciociaria ci sono diversi fattori che confermano il miglioramento della situazione: il calo del 30% dei ricoveri nei reparti dedicati ai pazienti affetti da Coronavirus per esempio. Da Malattie infettive a Medicina Covid-19. Per non parlare di Terapia intensiva. E anche del Pronto Soccorso. La pressione si è abbassata molto, aumentano altresì i guariti e le persone che escono dalla sorveglianza domiciliare.

Certamente però non si deve commettere l'errore si confondere il contrasto all'infezione (che sta funzionando) con la presenza del virus, che resterà.
È infatti questo il motivo per il quale si continua a parlare di contagi vicino allo zero. Non zero. Proprio perché il virus continuerà a circolare. Non è un caso che gli esperti non mancano mai di ribadire che dovremo convivere con il Coronavirus. Intanto ieri l'Unità di Crisi Covid-19 della Regione Lazio ha ulteriormente aggiornato dei dati importanti per "mappare" quella che è la pandemia.

Questo il quadro che emerge: il 26% dei pazienti positivi è ricoverato in una strutta sanitaria, il 48% è in isolamento domiciliare e il 4% è in terapia intensiva.
I guariti sono il 17%. L'isolamento domiciliare copre quasi la metà dei casi positivi. Il che vuol dire che la malattia si sviluppa mediamente con sintomi lievi o comunque gestibili. La percentuale di chi è ricoverato in terapia intensiva scende, mentre aumentano i guariti.
L'età mediana dei casi positivi è 58 anni.

Il sesso è ripartito in modo omogeneo: il 50% sono di sesso maschile e il 50% di sesso femminile. Sul piano strettamente territoriale i casi positivi sono così distribuiti: il 34,7% è residente a Roma città, il 32,5% nella provincia di Roma, il 9,9% a Frosinone, il 5,4% a Rieti, il 6,5% a Viterbo e l'8,7% a Latina. Il 2,4% proviene da fuori Regione. Dopo la Capitale e la provincia di Roma c'è quindi la Ciociaria.

Questo dato si spiega principalmente con la presenza di cluster importanti in provincia di Frosinone. Poi c'è il tasso di letalità, che rappresenta quella misura che identifica i morti per una certa malattia in rapporto ai malati. Nel Lazio è del 5,7%, in Ciociaria del 4,4%.