Hanno bussato poco dopo le 7 di ieri mattina nell'abitazione di famiglia, nella parte alta di Cervaro, dove l'imprenditore Antonello Ieffi stava trascorrendo il periodo di emergenza sanitaria e da dove dirigeva, in remoto, tutti i suoi affari tra Roma, Milano e la Cina.
E lo hanno arrestato. Due auto del Gico e della Guardia di Finanza di Roma e il provvedimento a firma del giudice Savio tra le mani, con un'accusa pesante: quella di turbativa d'asta di una gara milionaria bandita da Consip e inadempimento di contratti di pubbliche forniture.

Secondo l'impianto accusatorio l'imprenditore cassinate di 42 anni avrebbe «giocato d'azzardo con la salute pubblica» assicurando un carico enorme per la fornitura di dispositivi di protezione individuale, apparecchiature elettromedicali e servizi connessi: 24.314.550 mascherine suddivise in fasce temporali di invio, di cui 3.000.000 con consegna nei primi tre giorni dall'ordine.
Poi i ritardi, le richieste di Consip di fornire spiegazioni, i presunti problemi sulle problematiche organizzative del volo di trasferimento della merce dal punto di stoccaggio all'aeroporto di Malpensa e l'apertura dell'inchiesta. «Negativo l'esito dell'ispezione dell'Agenzia delle Dogane» scrivono i magistrati: carico fantasma. E chiedono l'arresto in carcere per Ieffi. Nell'inchiesta anche una socia, solo indagata.

Per il giudice Valerio Savio «è di solare evidenza che non mancheranno occasioni di reiterare il reato», anche per il perdurare della pandemia. Per questo, nonostante la situazione di emergenza sanitaria, dispone la misura del carcere. A pesare le intercettazioni.

Le intercettazioni
Queste le parole di Ieffi, intercettato dalla Guardia di Finanza. 

"Siamo stati messi primi anche nei camici che era il lotto più grosso… da 67 milioni… Io importo da anni il fotovoltaico dalla Cina… quando c'è stata l'emergenza ho chiamato le ditte già… so' numeri esageratamente grandi quindi… io ho detto, perché non ci proviamo?...
Possiamo entrare in tutto quello che non è mascherine… Io ho trovato queste altre fabbriche, sempre lì in Cina, colleghe della mia, che fanno guanti… ci sto trattando ma è un lavorone… ho fatto a mia volta una gara al ribasso… Ho preso i prezzi nostri offerti, li ho abbassati del trenta per cento… Le quantità, un po' maggiorate, per il prezzo ribassato viene trentuno milioni cinque e ottantacinque… e noi abbiamo, in teoria, aggiudicato cinquanta milioni… Speriamo che ci riammettono alla gara… durerà poco ma durerà… per il momento".