"In tutti gli istituti penitenziari del Lazio sono stati distribuiti i dispositivi di protezione individuali, mascherine e quant'altro serve agli operatori sanitari e penitenziari che entrano in contatto con i detenuti. Certamente questi dispositivi sono in numero insufficiente rispetto alla necessità quotidiana, ci puo' essere un problema di approvvigionamento nei prossimi giorni e quindi sara' bene che l'amministrazione penitenziaria, di concerto con la Protezione Civile e le Asl, si adoperi perche' siano nelle disponibilità di tutti gli operatori". Lo ha detto il Garante dei detenuti del Lazio, Stefano Anastasia, nel corso di un'intervista all'agenzia Dire.

"Dobbiamo ricordare ai detenuti e ai loro familiari che non c'e' una stretta necessità che tutti i detenuti indossino i dispositivi di protezione - ha aggiunto Anastasia -. I detenuti devono essere protetti dal contatto con le persone che provengono dall'esterno e quindi devono essere queste che devono indossare questi dispositivi".

"A due settimane dall'approvazione del decreto che contiene una procedura semplificata per l'accesso all'esecuzione della pena nel proprio domicilio, misura essenziale non solo per svuotare le carceri ma per fare effettiva prevenzione alla diffusione del virus in carcere, i dati non sono assolutamente confortanti" prosegue Anastasia, "Dalle carceri del Lazio sono partite alcune centinaia di richieste, trecento solo da Rebibbia e quindi possiamo valutare complessivamente in circa 600 quelle inviate alla magistratura di sorveglianza: di queste solo 53 sono state accolte, a Rebibbia solo 12 - ha proseguito Anastasia -. Con questi numeri non c'è possibilità di intervenire seriamente sulla popolazione detenuta e quindi l'ipotesi di una diffusione del virus in carcere può veramente trasformarsi in una cosa di difficile gestione".
Il garante ha quindi voluto rinnovare "il nostro appello al Parlamento e al Governo perche' adottino misure realmente incisive che possano essere applicate subito a gran parte dei detenuti che scontano pene brevi o sono alla fine della loro pena".

E sulle proteste nel carcere di Rebibbia: "C'e' un clima di preoccupazione, ancora oggi sappiamo di proteste per quanto pacifiche a Roma a Rebibbia Nuovo Complesso e sappiamo della preoccupazione nel carcere femminile, dove sono stati riscontrati alcuni casi di positivita' al virus tra medici e infermieri addetti a quell'istituto. Siamo in attesa del responso dei tamponi fatti nei confronti delle detenute che nei giorni scorsi hanno avuto un contatto con questi sanitari, ma intanto possiamo dire ai detenuti e ai loro familiari che al momento non ci sono casi di detenuti positivi al virus nel Lazio".

Infine sulla possibilità di fornire apparecchi per le videochiamate ai detenuti "Purtroppo le postazioni di Skype per effettuare i colloqui tra i detenuti e i loro parenti non sono sufficienti per garantire a tutti di poterlo fare, ma sono in distribuzione in tutti gli istituti penitenziari degli smartphone p er consentire a tutti di compensare il mancato colloquio di persona con una videochiamata. Speriamo nelle prossime ore questa difficoltà possa essere superata".