Di egoismo questa volta si muore. Si rischia di condannare il mondo a un'apocalisse nemmeno immaginata fino a qualche mese fa. E se vogliamo avere qualche chance di vincere la più impegnativa delle guerre mai combattute negli ultimi settant'anni, egoismo è la prima parola da cancellare dai nostri vocabolari. Il riferimento è alle vergognose obiezioni dell'asse tedesco-olandese all'emissione dei Coronabond proposti da Giuseppe Conte e sostenuti finanche dalla Francia insieme a tutti i Paesi del Sud Europa, Spagna in testa.

Un "nein" nel quale vengono fuori le contraddizioni di un'Europa che rischia di morire nella notte più buia di tutto il mondo. In questo momento, oggi e non domani, servono soldi per tenere in piedi il tessuto sociale, economico e imprenditoriale di questa nazione. Ci sono decine di migliaia di persone che rischiano di avere il frigorifero vuoto se tutto continuerà a dover rimanere dannatamente fermo per altre due settimane o per tutto il mese di aprile. A queste persone, alle partite Iva senza lavoro, va trasferita immediatamente liquidità.
E bene ha fatto il Governo ad anticipare quattro miliardi di trasferimenti ai Comuni e altri quattrocento milioni di nuove risorse per cercare di scongiurare pericolose tensioni sociali, soprattutto al Sud. Dopodiché c'è da mettere mano al mondo delle imprese, alla loro ripartenza, alla possibilità di rimanere vivi e vegeti nel mercato. Un patrimonio di tutti che va salvaguardato.

E quando parliamo di egoismi e di come con essi, oggi, si muore, parliamo anche di un Governo e di un presidente del Consiglio che di fronte ad altre difficoltà, di fronte alle prossime montagne da scalare, possano anche passare la mano nel caso in cui non si riuscisse a mettere in campo, in pochi giorni, una manovra commisurata a quella di Francia e Germania.
Nell'intervista al Financial Times di qualche giorno fa Mario Draghi ha tracciato una rotta, in netta controtendenza con la linea europeista di sempre, che ha aperto all'Italia la strada del "whatever it takes", riferito in questo caso alla necessità di contrarre altro debito pubblico – tutto quello che serve – per affrontare la guerra senza mettere in pericolo la tenuta del Paese.

Da banchiere navigato, da visionario, forse (dicono i maligni) più nella prospettiva di difendere la tenuta di tutto il sistema finanziario mondiale che la nostra economia, Mario Draghi ha capito subito che l'Europa non può permettersi di lasciare indietro nessuno. E lancia un irripetibile assist a un governo che ora deve dimostrare di saper "osare". Deve dimostrare di saper mettere le mani su una situazione dove non si può sbagliare nulla. Sul piano delle scelte, della comunicazione, delle strategie, delle alleanze. Nel pieno di una crisi sanitaria dove contiamo ormai diecimila vittime e una curva dei contagi ancora troppo alta per vedere la luce in fondo al tunnel.

Se l'Europa del Nord rimanesse sulle sue posizioni, se crollasse la fiducia delle imprese nella ripresa della nostra economia, se questo Governo fallisse questo appuntamento con la storia, l'egoismo catastrofico e letale sarebbe quello di rischiare il naufragio pur di non chiedere a Mario Draghi di salire sulla tolda di comando. Provando a salvare l'Italia. E a far nascere quell'Europa che nessuno ha mai visto.