Ai tempi del Covid-19 anche la chiesa volta pagina. I fedeli non possono andare in chiesa ad assistere alla Messa? E allora sono i sacerdoti che entrano nelle case con i mezzi moderni. E così anche gli anziani diventano social. Chiedono aiuto a figli o nipoti per connettersi e pregare con i loro parroci che ogni giorno celebrano Messe, recitano il rosario, leggono brani del Vangelo. Sacerdoti che ricordano anche le parole di Papa Francesco e con lui ieri sera hanno pregato durante il momento straordinario da piazza san Pietro contro la pandemia, con la benedizione urbi et orbi con l'indulgenza plenaria. E tra i sacerdoti più attivi don Dino Mazzoli parroco delle comunità di San Giuseppe Le Prata, Sant'Anna e San Pietro Apostolo a Castelmassimo, nel comune di Veroli.

Il sacerdote verolano già da tempo è attivo sui social per diffondere il messaggio evangelico. La sua arte, poi, e la sua creatività sono un punto di forza. Da anni viene seguito sui social anche per le sue idee e il suo spazio "din don art". E in questi giorni, ogni settimana in diretta costruisce una pagina del Vangelo con la tecnica del pop-up, come ci racconta nell'intervista che ci ha rilasciato.

Ai tempi del Coronavirus anche la chiesa volta pagina. Sacerdoti lontani ma vicini...
«Lontani ma vicini è un modo nuovo per vivere la fede non da spettatori ma da protagonisti. Si cerca di arrivare in tutti i modi nella vita di chi sente forte il bisogno di Dio, ma per la situazione di emergenza non può muoversi: è la parrocchia allora che entra nelle case».
Celebrazioni, recita del rosario via web. Come sta rispondendo la gente?
«Fortunatamente la tecnologia, tanto criticata, oggi diventa questa grande possibilità: quella di portare attraverso i dispositivi moderni (smartphone, tablet e computer) la proposta di fede, la Santa Messa, il rosario. Ogni giorno centinaia di persone si uniscono in questa grande parrocchia virtuale per pregare, condividere dubbi, ansie paure. In qualche modo per sentirsi meno soli».
Cosa chiedono i fedeli nelle loro preghiere?
«Le loro preghiere sono spesso richieste di tranquillità, di salute, di protezione. La cosa che mi stupisce ogni volta è che dentro c'è una universalità che non si chiude alla propria persona o alla propria famiglia, ma abbraccia un intero pianeta. Quando la preghiera assume questa connotazione significa che è maturata, che non è improvvisata».

C'è stata qualche richiesta di preghiera che l'ha colpita maggiormente e se sì perché?
«Tra le tante quelle dei bambini sicuramente che, in questa situazione, hanno dimostrato grandissima maturità. Una preghiera mi ha colpito molto: Gesù restituisci ai bambini il papà e la mamma. Una preghiera che ha dentro la paura dell'abbandono, ma anche la speranza di non sentirsi soli».
Il mondo dei social è più che altro dei giovani, almeno fino a prima dell'emergenza Covid-19. Ci sono fedeli anziani che seguono le celebrazioni in rete?
«Oggi la tecnologia paradossalmente permette anche alle persone più "age' di accedere ai contenuti della rete in maniera semplice e intuitiva. Questo ha permesso a "tanti non più giovanissimi" di partecipare in maniera interattiva alle tante proposte, ecco che per tanti diventa uno strumento di compagnia, di preghiera. Un modo per sentirsi meno soli».
Sulla sua pagina facebook ha invitato anche chi ha bisogno di parlare di inviarle un messaggio in privato e sarà richiamato...
«La parrocchia ha dentro tanta esperienza d'amore: la Caritas, l'animazione, la catechesi. Ma tra queste non va dimenticato che un sacerdote nella sua vocazione deve mettere tra le priorità l'ascolto: attento, empatico e discreto. Il mondo, gli anziani, i giovani hanno bisogno di essere ascoltati, hanno bisogno di esprimere quello che hanno dentro e naturalmente di qualcuno che li ascolti, li guidi, li consigli. Ecco perché insieme alle tante proposte della "parrocchia on line" c'è questa possibilità: quella di essere ascoltati».

Non solo celebrazioni ma anche laboratorio pop up "costruiamo la Quaresima"...
«Una frase mi ha dato l'imput per creare sempre nuovi appuntamenti: tutto è fermo. La parrocchia deve essere una testimonianza concreta che l'amore di Dio invece non si ferma, ecco che la Santa messa quotidiana, continua ogni giorno in diretta, il santo Rosario, la compieta. Persino i laboratori che ogni settimana vedevano la partecipazione di centinaia di bambini continuano. In quaresima, ogni settimana in diretta e soprattutto insieme costruiamo una pagina del Vangelo della domenica con la tecnica del pop-up. Un appuntamento che coinvolge sempre tanti bambini genitori e dà la possibilità di trascorrere un po' di tempo e di sentirci meno soli».
I social network, ormai, fanno parte della vita quotidiana di tutti noi, ma mai come in questo momento sono diventati essenziali...
«Direi uno strumento importante, ci mettono in comunicazione dandoci la possibilità di condividere tanto, spesso però diventano anche luogo di confusione, di ipotesi e di menzogne che creano divisione e allarmismo. Quando leggiamo qualcosa dovremmo sempre chiederci: è una notizia certa? C'è un riscontro concreto? Condividerla che cosa comporta? Se rispondiamo con sincerità a tutto questo sicuramente ci faremo portavoce della "buona notizia"».
Abbiamo seguito spesso i suoi "video messaggi" e le "dirette" su facebook. Ora più che mai sono davvero utili a stare vicini alla chiesa pur stando lontani...
«Ho sempre sentito il supporto tecnologico come mezzo importante per esprimermi. È immediato, un modo semplice per arrivare a molti. Mai come oggi diventa uno strumento importante per sentirsi meno soli, meno distanti».

Un messaggio di speranza di don Dino ai fedeli?
«In questi giorni la parola di Dio è la speranza . Rileggevo un brano del qoelet che dice: c'è un tempo per piantare e uno per raccogliere, un tempo per piangere e un tempo per ridere, un tempo per abbracciarsi e uno per astenersi dagli abbracci. Io penso che questo sia un tempo per pensare, per pregare per poi vivere la luce di una "resurrezione" che non tarderà ad arrivare».
Un messaggio ai bambini del catechismo, ai cresimandi, alle coppie che devono unirsi in matrimonio cosa si sente di dire?
«Ai bambini dico siete il futuro, da questo imparate ad essere ogni giorno responsabili e a sentire sempre vicino un amico che si chiama Gesù. Ai giovani di essere quel lievito che dà la forza all'acqua e alla farina di diventare pane; agli sposi di mettere in atto la grande virtù della pazienza. Un'esperienza che mi fa sempre sorridere e la voglio condividere: sono ormai 20 anni che per tanti motivi mi muovo in aereo e nonostante gli anni la paura è sempre la stessa. Se poi il tempo è nuvoloso non ne parliamo. Ma succede sempre che decollato, passata la turbolenza delle nuvole, ad un certo punto scopri lassù un cielo che nemmeno potevi immaginare e ti rendi conto che il cielo è blu sopra alle nuvole».