Per tre giorni il suo nome e il suo volto hanno fatto il giro d'Italia. Rimbalzati, sballottati dai siti web di informazione, dai social network, dai telegiornali. Una tempesta mediatica che lo ha travolto per quella frase in cui divulgava una confidenza, rivelatasi poi, però, una clamorosa bufala, di una sassaiola subita da ragazzi cinesi che frequentano l'Accademia di Belle Arti di Frosinone.

Poche parole, quelle del professor Giuseppe Iaconis, docente di Fashion design all'Aba, che nelle intenzioni volevano essere un modo per testimoniare vicinanza ai giovani asiatici finiti loro malgrado, da quando è esplosa l'emergenza coronavirus, all'indice soprattutto dopo che una loro collega di studi era stata colpita da febbre risultata poi non riconducibile al coronavirus.

Ma sono bastate quelle poche parole, "sassaiola contro i cinesi", dette in una videointervista, a farlo finire su tutte le pagine dei giornali, sui tg, nel tritacarne dei social e poi in Questura, denunciato per procurato allarme. Mai avrebbe voluto che si scatenasse un clamore così grande; mai avrebbe pensato di finire nell'occhio del ciclone. Il professor Iaconis sta vivendo giorni non semplici, più abituato alle luci delle passerelle di moda, dei camerini dei set delle sfilate, che ai riflettori della cronaca.

Ma nel tourbillon di dichiarazioni, censure e prese di posizione, succedutesi in queste ore in maniera vorticosa, c'è stato spazio, tuttavia, anche per tante attestazioni di stima e solidarietà. Anche la direttrice dell'Accademia, Loredana Rea, ritiene che quello del suo docente «sia stato solo un atto di estrema leggerezza, della cui portata mediatica, probabilmente, non si è reso conto». Il professore rompe il silenzio e si confida.

Professor Iaconis, un eccesso di tutela nei confronti dei suoi studenti l'ha portata a finire nell'occhio del ciclone. Sono stati sicuramente giorni difficili. Alla luce di quanto accaduto cosa non rifarebbe?
«Tornando indietro non rilascerei l'intervista. Ho raccontato a chi mi ha intervistato circostanze che mi sono state riferite da colleghi e studenti. Volevo sensibilizzare tutti su un tema delicato come quello del razzismo a salvaguardia dei nostri studenti».

Siamo sicuri della sua buonafede, e come noi anche i suoi studenti e i suoi colleghi. Ma cosa si sente di dire dopo tutto quello che è successo?
«Sono incredulo. Non capisco come sia possibile che le mie parole siano state fraintese».

Una volta pronunciata la frase che ha scatenato la bufera ha mai pensato alle possibili conseguenze?
«Ovviamente no! Questa è la cosa più incredibile, oltre alla gogna mediatica che mi ha coinvolto, sono stato addirittura convocato in Questura per "procurato allarme". Francamente mi sembra assurdo».

In tutto quello che è accaduto che cosa non le è piaciuto e cosa in qualche modo l'ha rincuorata?
«Mi sono sentito messo alla gogna. Mi hanno invece rincuorato le tante attestazioni di stima e solidarietà».

Ritiene che le reazioni e le conseguenze siano state eccessive?
«Sì, assolutamente. Vivo da tre giorni un incubo e come ho già detto dovrò anche difendermi in sede penale».

L'Accademia è la famiglia degli studenti, come ha detto anche lei a margine della conferenza di lunedì. Qual è il suo rapporto con loro?
«Loro sono una parte importante della mia vita, con loro e per loro ho costruito progetti importanti e raggiunto traguardi prestigiosissimi».

Un passato prestigioso e un futuro ricco di progetti. Un'istituzione così importante come l'Accademia di Belle Arti cosa può fare per la cultura del rispetto?
«La cultura e l'arte sono il luogo in cui tutte le differenze diventano ricchezza e dove i confini mentali e fisici si abbattono».

In Accademia ci sono centinaia di studenti stranieri, tantissimi sono cinesi. L'integrazione è la vera forza di una scuola come questa…
«La convivenza di culture diverse rappresenta per l'Accademia di Frosinone e per l'intera comunità cittadina un vanto e una forza e per tutti la possibilità di costruire un futuro».