Una donna aveva chiesto aiuto all'avvocato Angelo Natale per una situazione particolarmente delicata riguardo un figlio minore nato da una precedente relazione.
Con lei il nuovo compagno. Una storia difficile e particolare al quale l'avvocato ha dedicato tempo e impegno e che, nel corso dei mesi, era diventata anche una priorità considerata l'importanza del "protagonista".

I due avevano lasciato un acconto all'avvocato e per il pagamento la donna aveva usato degli assegni ma, poichè al momento non c'era disponibilità sul conto corrente, aveva chiesto al legale la cortesia di non portare i titoli subito all'incasso. Dopo circa un anno la coppia si è ripresentata dal professionista chiedendo aiuto per altri processi penali e civili che riguardavano entrambi. In quel contesto l'avvocato ha chiesto il saldo della prestazione precedente senza ottenere però riscontro.

L'uomo ha denunciato il "falso" smarrimento degli assegni firmati al legale per le prestazioni professionali degli anni precedenti incolpandolo, implicitamente, del delitto di ricettazione pur essendo consapevoli che l'avvocato era innocente per evitare che l'istituto di credito presso il quale avevano il conto corrente, potesse quindi procedere al pagamento dei titoli.

L'avvocato Angelo Natale, di fronte all'evidenza del gesto dell'uomo che, intenzionalmente, lo ha messo in una difficile posizione senza che ve ne fosse la benché minima conferma nei fatti, ha così deciso di presentare querela. Ieri il gup Scalera ha condannato i due, che hanno patteggiato la pena, a undici mesi dando ragione a Natale che, dopo aver messo a disposizione le sue competenze professionali a servizio della coppia in una circostanza che aveva ritenuto di massima priorità, dedicando ore di lavoro e numerose trasferte, e nonostante l'accortezza e la disponibilità dell'attesa per il pagamento, si è ritrovato implicitamente "accusato" di ricettazione. Un caso che può far storia.