Falso e abuso d'ufficio. Sono i reati per i quali ieri il pubblico ministero Alessandro Di Cicco ha chiesto la condanna a un anno e due mesi per il responsabile dell'ufficio tecnico del Comune di Sgurgola Giovanni Luciano Bellardini e nove mesi per la moglie Paola Morgia e il figlio Mattia Bellardini. Il pm ha contestato al tecnico un'astensione di facciata di fronte a un procedimento relativo a un permesso a costruire presentato dalla moglie per la società Biemme con il figlio che era direttore dei lavori. Nel mirino in particolare la scala esterna.

«Bellardini - afferma il pm - avrebbe dovuto evitare di adottare qualsiasi atto anche endoprocedimentale». Invece avrebbe comunicato ai congiunti che l'istruttoria era già completata. Istruttoria affidata dal Comune al tecnico comunale di Supino. In un atto - sostiene la procura - era riportato il nome del tecnico esterno quando questi ancora non era stato nominato. Per l'accusa «Bellardini ha continuato a seguire tutta la pratica edilizia anziché astenersi, fino a portare al tecnico esterno una pratica edilizia già confezionata e pronta per essere sottoscritta», rileva Di Cicco. Per la condanna il Comune di Sgurgola costituitosi parte civile attraverso l'avvocato Filiberto Abbate.

La difesa, rappresentata dagli avvocati Giampiero Vellucci e Mario Di Sora, respinge le accuse. A partire dal fatto che tra Bellardini e il tecnico di Supino non c'è rapporto di amicizia. E che il tecnico di Sgurgola ha correttamente rispettato il principio di astensione. La questione è stata poi ricondotta ai rapporti non idilliaci con l'allora sindaco, che si è costituito parte civile. In più la difesa sostiene la legittimità dell'atto adottato dall'ente. In quanto l'intervento per la scala era regolare. Contestato infine il fatto che l'atto incriminato non è un'autorizzazione amministrativa. La prossima settimana la sentenza.