L'inchiesta sulla Tac Ecologica e sugli appalti nei Comuni del Nord della provincia, il project financing del cimitero di Ferentino, gli arresti di latitanti di camorra in Ciociaria, le alleanze coni clan per lo spaccio di droga e la replica del modello Scampia al Casermone di Frosinone, il riciclaggio di denaro sporco inattività legali,soprattutto nei giochi e nelle scommesse.
Nella relazione al Parlamento della Direzione investigativa antimafia per il primo semestre del 2019 ci sono diversi passaggi che interessano la provincia di Frosinone, alcuni noti, altri meno.

La relazione parte da un'operazione della polizia «nei confronti di soggetti riconducibili al clan Filippone, contiguo ai Piromalli ed alla criminalità organizzata capitolina (clan Casamonica)» con sequestri tra imprese con sede anche a Sora. Quindi, entrando nel cuore della relazione, la Dia ricorda come la Ciociaria sia «interessata dalla presenza di alcune significative espressioni della criminalità mafiosa, soprattutto di clan camorristici di origine casertana, attivi nel traffico e nello spaccio di stupefacenti».

In questo caso viene ricordata l'operazione Fireworks, condotta da carabinieri e polizia, contro lo spaccio al Casermone per evidenziare che i protagonisti «hanno talora replicato sul territorio gli schemi organizzativi tipici della camorra» e hanno anche effettuato «interventi di utilità» (l'installazione di luci) ai residenti per avere «un sostegno o comunque una qualche forma di neutralità». Un passaggio anche per un'operazione contro il clan dei Casalesi condotta dalla Dda di Napoli e iniziata dopo «alcuni atti violenti ed una serie di vicende societarie che avevano coinvolto una sala Bingo della Ciociaria».

Un'altra inchiesta ha interessato il sequestro di apparecchiature elettroniche nel settore dei giochi in alcuni esercizi pubblici della provincia di Frosinone. Il tutto nell'ambito di una vasta operazione contro la criminalità lucana con interconnessione con la ‘ndrangheta del Crotonese. Sulle infiltrazioni della criminalità nel tessuto economico locale, la relazione si sofferma su inchieste più datate nel tempo che hanno riguardato il Cassinate e, in modo specifico, Cassino, Aquino e Castrocielo. Viene poi ripercorsa la più recente operazione (del marzo 2019) sul project financing del cimitero di Ferentino. L'ipotesi d'accusa in quel caso è di «estorsione aggravata dal metodo mafioso ai danni di un imprenditore di Tivoli» che si era aggiudicato l'intervento per i nuovi loculi. Il processo, in questo caso, è già iniziato. Ma la Dia ha voluto rimarcare, oltre al coinvolgimento di pubblici amministratori del Comune di Ferentino, che «l'azione criminale non si era limitata a sfruttare la forza di intimidazione del clan, ma si era concretizzata anche nell'uso di armi ed attraverso l'esecuzione di veri e propri raid nella sede dell'azienda».

E ancora la Dia aggiunge che «anche nel territorio di Cassino si è registrata, nel tempo, una crescente proiezione dei sodalizi criminali campani». Ribadita la presenza di esponenti dei clan dei casalesi e di clan napoletani. A riprova di ciò alcuni arresti eseguiti negli anni di esponenti di spicco di clan campani quali Amato-Pagano, Polverino e Casalesi (il reggente del gruppo Polverino fu arrestato in un casolare di Cassino nel gennaio del 2018). Ma, soprattutto «il radicamento dei clan di camorra e la loro alleanza con la criminalità locale ha facilitato lo svolgimento delle tradizionali attività delittuose (rapine, traffico degli stupefacenti, estorsioni), senza trascurare il riciclaggio e il reimpiego di capitali illeciti».

Non mancano i reati legati alla pubblica amministrazione e agli appalti pubblici. Tra cui la questione della Tac Ecologica. «La vulnerabilità del sistema della corruzione è, invece, stato documentato dai carabinieri forestali di Frosinone che, tra i mesi di luglio e novembre 2019, nell'ambito dell'operazione "Urban Waste", hanno portato alla luce un articolato sistema di assegnazione di lavori esercizi pubblici, tra cui quello della raccolta dei rifiuti,che evidenziava rapporti collusivi tra imprenditori e rappresentanti delle istituzioni di alcuni piccoli centri della provincia», si legge ancora. Non poteva mancare un riferimento alla Terra dei fuochi e alle dichiarazioni del pentito Schiavone, rese pubbliche nel 2013, sui rifiuti tossici interrati tra Caserta, Frosinone e Latina.