Le polveri sottili non concedono tregua. Anche il 15 gennaio (ultimo dato disponibile) quattro centraline hanno registrato valori oltre il limite di legge che è di 50 µg/m3 con concentrazioni preoccuopanti: Cassino 147µg/m3, Ceccano 122 µg/m3, Frosinone Scalo µg/m3 e Ferentino 65 µg/m3. Una situazione allarmante, che verrà discussa oggi alle 15 nel tavolo di coordinamento, convocato dall'Amministrazione provinciale, per le azioni comuni da intraprendere in materia di interventi sulla qualità dell'aria con i Comuni di fascia A. L'obiettivo è quello di coordinare azioni e misure da porre in essere in maniera congiunta per contrastare il preoccupante fenomeno dell'inquinamento atmosferico. Al tavolo prenderanno parte i rappresentanti dei Comuni di Frosinone, Cassino, Sora, Alatri, Anagni, Ceccano e Ferentino, quelli, cioè, che presentano le maggiori criticità in tema di qualità dell'aria perpianificare erealizzare interventi e progetti di contrasto all'inquinamento atmosferico.

Ormai è assodato che i soli blocchi del traffico, per quanto importanti e comunque obbligatori in quanto previsti dal piano regionale di risanamento della qualità dell'aria come misura di contrasto all'inquinamento, non bastano. Sono interventi emergenziali, non strutturali, ed hanno effetti transeunti e di durata molto limitata, non aggredendo in maniera risolutiva le fonti di inquinamento. Tra l'altro,il contributodel traffico, relativamente alla produzione di polveri sottili pm10, è stato stimato dall'Ispra al 27,7%, una percentuale relativamente bassa. Al contrario, il riscaldamento domestico ha visto un importante incremento delle proprie emissioni di particolato, passando dal 29,3% al 56,6%, diventando, di gran lunga, la fonte di emissione più impattante quando si parla di pm10. Il ruolo dell'industria, invece, resta marginale, fermo all'11% circa.

Sul banco degli imputati finiscono, quindi, gli impianti di riscaldamento civili a legna, a pellet, le termostufe, i termocamini e i caminetti, tutte strutture che emettono molte polveri, anche se sono impianti piccoli e domestici. Ce ne sono tantissimi e danno un contributo negativo alla qualità dell'aria importante. Le misurazioni di Arpa Lazio evidenziano, per esempio, che le massime concentrazioni di pm10 si registrano nelle stazioni del Frusinate, rappresentative di una zona dove la combustione della legna è più importante. «Mentre a Roma il traffico incide sull'inquinamento atmosferico per il 70%, inprovincia di Frosinone le polveri sottili prodotte da combustione di biomasse sono stimabili attorno al 45% del totale» conferma Marco Lupo, direttore generale di Arpa Lazio.

Senza contare come il parco caldaie sia a dir poco inadeguato e in alcuni casi vetusto e per questo molto inquinante. L'Apef, che effettua controlli in tutti i comuni della provincia di Frosinone, al 30 novembre 2019, ha ispezionato 59.122 impianti, oltre ai 1.280 nella città di Frosinone. Due terzi, quasi il 76%, sono risultati irregolari. Su 23.321 sono state riscontrate anomalie tecniche, su 38.950 è stata rilevata manutenzione periodica irregolare; 227 impianti (centrali termiche) sono risultati ubicati in locali non conformi; 162 caldaie >35 KW ubicati in autorimesse o locali pericolosi per incolumità, 40.755 sono risultati impianti senza dichiarazione di conformità o documento sostitutivo, mentre su 14.719 impianti i tecnici non hanno trovato regolare controllo di efficienza energetica; 23.692 impianti non avevano libretto d'usoe manutenzione del generatore. Un quadro appesantito in questa fase da condizioni meteorologiche molto sfavorevoli: da 20 giorni e più si verifica alta pressione, assenza di venti significativi e di precipitazioni.

In più, nel nostro territorio la presenza degli Appennini determina condizioni meteo che ostacolano, da sempre, la dispersione degli inquinanti e ne favoriscono l'accumulo al suolo, rendendo più difficile raggiungere gli obiettivi che la normativa italiana ed europea, così come le linee guida dell'Oms, richiedono. In definitiva, gli elementi chimici nocivi che si disperdono nell'aria sono prodotti da svariate azioni che vanno dal comune riscaldamento degli ambienti e dalla combustione, dagli autoveicoli in genere, fino allo smaltimento dei residui vegetali e agricoli, e ai gas di scarico prodotti dalle industrie di ogni tipo e dimensione. Questo comporta un'ampia diversificazione dei problemi e, di conseguenza, delle soluzioni, che si potrebbero attuare per limitare l'inquinamento: alcune riguardano la sensibilità dei singoli, altre sono regolarizzate a livello istituzionale.

A livello statale, il nostro Paese ha condizioni peggiori rispetto agli altri Stati europei, a causa di normative meno vincolanti e di una diffusa arretratezza economica che rende più difficile ai settori terziario e secondario dei miglioramenti in termini di ecologia e sostenibilità. Le politiche sostenibili sviluppatesi negli ultimi anni sono state tutte volte a promuovere una riduzione della motorizzazione nelle città (in Italia è registrato il più alto tasso di motorizzazione d'Europa, con 65 automobili per ogni cento abitanti), un incremento dei sistemi di car sharing e bike sharing, ampliamenti delle zone a traffico limitato, conversione dei vecchi mezzi pubblici con altri elettrici e sostenibili. Questo, però, non basta.