Era accusato di un furto all'interno di un'auto. Per questo era finito agli arresti domiciliari per venti giorni. Poi, anche grazie al fatto che lo stesso giorno in cui era stato fermato un'altra persona si era assunta la paternità del colpo ed aveva restituito una parte della refurtiva, il Riesame gli aveva restituito la libertà.

Tuttavia, Luca Pinto, 37 anni, frusinate, è finito ugualmente sotto processo. Il fatto è accaduto il 13 ottobre 2015 in viale Parigi. Una donna, mentre era ferma in auto, aveva denunciato una repentina intrusione all'interno della vettura di un uomo con il volto parzialmente coperto dal cappuccio di una felpa, che aveva sottratto la borsa della figlia. All'interno della borsetta c'erano pochi euro, tra i 20 e i 40, un tablet Samsung, più documenti e il bancomat per un valore di circa 500 euro.

La donna aveva presentato subito denuncia. Pinto era stato visto non lontano e quindi sospettato del furto. Eppure, già la sera stessa un altro ragazzo si era assunto la paternità del furto consegnando però solo la borsetta e i documenti della donna, ma non era stato creduto.

Solo al termine del processo Pinto, difeso dall'avvocato Luigi Tozzi, è stato assolto dal reato di furto aggravato per non aver commesso il fatto. Il pm aveva chiesto due anni di reclusione. Ora la difesa proporrà un'istanza per ottenere un risarcimento per ingiusta detenzione.