Era solo questione di tempo. Il gip ha analizzato, valutato e acquisto ogni elemento. E ha deciso. L'udienza, quella in cui verrà formalizzata la richiesta di rito abbreviato per la mamma della piccola vittima, è quella del prossimo 4 febbraio. Il papà Nicola Feroleto, che invece ha scelto di procedere con rito ordinario, affronterà il processo a partire dal prossimo 20 marzo. Due strade differenti, due scelte legali diverse e due approcci giudiziari molto distanti: Donatella - assistita dagli avvocati Lorenzo Prospero e Chiara Cucchi - ha scelto la strada dell'abbreviato condizionato a una perizia in grado di valutare la sua completa capacità di intendete e volere.

Nicola, assistito dall'avvocato Luigi D'Anna con la criminologa Roberta Bruzzone, ha voluto intraprendere la strada del rito ordinario che porterà a un processo davanti alla Corte d'Assise di Cassino, esattamente quarantaquattro giorni dopo l'apertura del processo a carico di Donatella.
Entrambi, padre e madre di Gabriel, sono accusati di omicidio volontario aggravato: secondo la procura sono stati proprio loro a soffocare il piccolo morto a poco più di due anni perché piangeva, in un campo in zona Volla, a pochi passi da casa.

Nicola continua a negare ma anche Donatella respinge le accuse. A non credere sua figlia possibile di una violenza simile è ancora una volta la nonna di Gabriel, la signora Rocca, che insieme al figlio Luciano si costituiranno parte civile attraverso gli avvocati Alberto Scerbo e Giancarlo Corsetti, nell'apertura del processo a carico di Nicola Feroleto. Sarà una battaglia durissima, fatta di perizie e controperizie, di atti e riscontri affatto scontati. E sarà una battaglia per la verità.

Indagini e riscontri
Donatella Di Bona e Nicola Feroleto, i genitori della piccola vittima, restano in carcere con la pesantissima accusa di omicidio volontario aggravato. Per la procura - in base all'indagine lampo dei carabinieri guidati dal colonnello Cagnazzo - sarebbero proprio i due genitori ad aver ucciso il piccolo, forse perché piangeva, a un passo da casa. In quel campo dell'orrore, a pochi metri dall'abitazione di Gabriel, il 17 aprile scorso si sarebbe consumata la violenza.

Dalle primissime indiscrezioni trapelate subito dopo l'autopsia, il bambino sarebbe stato soffocato, forse "colpevole" di aver interrotto un momento di intimità tra gli indagati. Ma le accuse reciproche, le ricostruzioni cambiate più e più volte, gli alibi creati ad hoc non hanno reso facile il lavoro degli inquirenti. Donatella confessa, ritratta, accusa Nicola. Nicola nega fino alla fine ma, come ricostruito dai carabinieri, prova a creare un falso alibi in quella fascia temporale in cui Gabriel trovava la morte. Le difese non concordano.

Il lavoro svolto dagli inquirenti è pachidermico: la richiesta di analizzare i cellulari e persino il telefono dello zio della vittima, il ponderoso lavoro scientifico svolto su abiti, cellulari, vestiti e oggetti prelevati nel campo e nell'abitazione. La procura non ha tralasciato davvero nulla. Ora sarà una guerra di perizie. E non si escludono colpi di scena.