Secondo i carabinieri, nella spedizione punitiva per il debito di droga non onorato non erano in tre ma c'era una quarta persona. Hanno messo insieme gli elementi nelle loro mani e nella serata di martedì hanno fermato anche il quarto uomo, irreperibile al momento dell'arresto dei primi tre, due donne e un altro uomo.

Per i carabinieri del Norm della Compagnia di Cassino quando B.P., il trentaseienne raggiunto nella zona di San Bartolomeo nella notte tra lunedì e martedì è stato accoltellato in casa, anche Mario Cappabianca, 35 anni di Scauri di Minturno, c'era. L'uomo, noto commerciante impiegato in un'attività di ristorazione del centro, amico di Francesca Di Silvio (22 anni, residente a Scauri, sottoposta ai domiciliari) è scattata la contestazione del concorso in tentato omicidio aggravato. Ed è stato trasferito in carcere a Cassino. 
In carcere c'erano già finiti - poche ore prima - Noemi Del Nobile di 20 anni, ritenuta la presunta autrice dell'accoltellamento, e Alessio Di Silvio, 31 anni, di Cassino. Fratello di Francesca.

Gli indizi
A condurre i militari del tenente Massimo Di Mario, guidati dal capitano Ivan Mastromanno, sulle sue tracce sarebbero state le testimonianze incrociate tra loro, raccolte nell'immediatezza dei fatti. E dopo una giornata di ricerche, Cappabianca è stato fermato mentre rincasava. Secondo gli indizi a suo carico, il trentacinquenne (nato a Napoli ma residente a Scauri) era presente quella notte dell'assalto armato a casa del debitore. O comunque, sapeva.

La vittima doveva conoscere i suoi aggressori per aprire la porta senza esitazioni nel cuore della notte: la violenza, in base a una prima ricostruzione dei fatti, sarebbe avvenuta poco dopo le 3. Poi il trasferimento in ospedale - ma non in ambulanza - un primo intervento chirurgico d'urgenza e il trasporto all'Umberto I di Roma, dove resta in prognosi riservata.

In questa ricostruzione, restano almeno due punti da chiarire: chi ha accompagnato il trentaseienne che grondava sangue in ospedale con la sua auto? E l'arma utilizzata per colpire il giovane, dove è finita? B.P. dirà ai medici di essere caduto in casa e di essersi ferito, forse pensando alle conseguenze. Ma la ferita, dalla schiena verso il petto, raccontava che chi gli aveva perforato un polmone lo aveva fatto con intenzione e violenza, conficcandogli una lama alle spalle. Plausibile pensare che l'aggressione si sia verificata dopo una discussione. Dall'epilogo imprevisto.

I carabinieri di Cassino, agli ordini del colonnello del Comando provinciale Fabio Cagnazzo, continuano a scavare. La pista privilegiata resta sempre quelle della droga, di un debito mai saldato. Ma si stanno muovendo anche in altre direzioni, mettendo insieme testimonianze e riscontri diversi.

Intanto, nel quartiere è spuntato uno striscione da una ringhiera con una richiesta ben precisa: vogliamo più sicurezza. «Deve accadere il peggio per avere le attenzioni delle autorità. Qui vivono persone oneste! Più sicurezza!». Una richiesta affatto nuova, quella lanciata a poche ore dai nuovi arresti. Già nel 2017 il consigliere comunale Edilio Terranova aveva presentato un progetto ad hoc per l'installazione di telecamere che potessero rappresentare una prima e concreta risposta alle esigenze di un'intera zona. Da allora molte le istanze, mai recepite. Sebbene le forze dell'ordine abbiano aumentato la loro presenza.