Ancora una volta il consigliere coraggio Carmine Di Mambro torna a parlare di sanità. «In questi 7 anni di attenta analisi della sanità laziale abbiamo evidenziato tutte le criticità esistenti, e nonostante qualche piccolo miglioramento, i principali problemi a oggi non sono stati ancora risolti - incalza Di Mambro - tante promesse ma la realtà è ben diversa. I cittadini lo vivono quotidianamente, 16 ospedali chiusi e 3600 posti letto in meno, con lunghissime liste di attesa, pronto soccorso sovraffollati e non adeguati, posti letto scarsi nei reparti, personale medico e infermieristico insufficiente, investimenti improduttivi e soprattutto una pressione fiscale esagerata.
Se facciamo un confronto con la Lombardia, un cittadino del Lazio paga in media il 33,5% in più all'anno. Le leggi approvate in questi sette anni dal Consiglio Regionale e i Decreti non hanno portato alla costruzione di un modello efficiente di sanità - incalza Di Mambro - Sembra esserci un progetto di privatizzazione in atto.
Proseguono le esternalizzazioni a mille cooperative e aziende private, prosegue l'abbandono al degrado di ospedali storici a vantaggio delle privatizzazioni. I tentativi di far partire la "sanità territoriale" che doveva ridurre l'accesso ai pronto soccorso, si sono limitati a una decina di case della salute, che sembrano non funzionare al top.
Sempre più cittadini della regione in condizione di fragilità socioeconomica rinunciano alle cure perché non possono permettersi né i costi di assistenza o farmaci per i quali è prevista una compartecipazione alla spesa, e né possono ricorrere all'intramoenia quando le liste di attesa nell'ospedale pubblico li costringono a rivolgersi sempre e solo alla sanità privata» ha evidenziato amareggiato Carmine Di Mambro.
La Regione non ha fatto ancora quell'importante passo in avantiche permetterebbe di tornare con sicurezza ad una gestione normale della sanità.
Se usciamo anticipatamente dal commissariamento, in una fase ancora così critica e delicata, avremmo effetti negativi, bisogna uscirne solo quando le condizioni tecniche saranno oggettivamente migliori, liberandole dalle attuali "strumentalizzazioni e interpretazioni politiche". Uscire anticipatamente dal commissariamento senza che i conti siano a posto e con criticità così forti ancora presenti non farà bene alla Regione Lazio, ai professionisti della sanità e a tutti i cittadini che continuano a soffrire».