Due delitti quasi fotocopia, commessi in carcere ai danni di altrettanti detenuti. Comincia oggi, davanti alla Corte d'assise (presieduta dal presidente della sezione penale, il giudice Francesco Mancini) il processo per duplice omicidio a carico di Daniele Cestra, 42 anni, di Sabaudia.
Saltata, in udienza preliminare, l'opzione rito abbreviato si va dunque davanti alla giuria popolare. Si comincia oggi con una prima udienza filtro e dunque interlocutoria per incardinare il processo e stabilire il calendario delle prossime udienze. L'imputato, rappresentato dagli avvocati Angelo Palmieri e Sinuhe Luccone, aveva chiesto un abbreviato condizionato a una perizia psichiatrica e a una medico legale sulle vittime. Richiesta, alla quale si era opposto il pubblico ministero Vittorio Misiti, titolare dell'indagine, che il gup aveva respinto dando il là al rinvio a giudizio. Cestra, peraltro, sta scontando una condanna, sempre per omicidio, a 18 anni, motivo per il quale si trovava detenuto nella casa circondariale di Frosinone.
I delitti per i quali è imputato sono risalenti il primo, quello di Pietro Paolo Bassi, al 15 giugno 2015 e il secondo, di Giuseppe Mari di Sgurgola, all'agosto del 2016. Le indagini sono iniziate dal secondo delitto. Inizialmente il decesso del compagno di cella di Cestra era stato archiviato come un suicidio, ma qualcosa non quadrava per cui sono state richieste indagini più approfondite. Il pm Misiti aveva disposto la riesumazione della prima salma per far luce su quanto avvenuto nel giugno del 2015 all'interno del carcere. Questo perché sono state ravvisate delle analogie con l'episodio più recente.
In quel periodo l'imputato era ristretto nel capoluogo ciociaro - da dove è stato poi trasferito - per espiare la condanna definitiva per l'omicidio di Anna Vastola, l'ottantunenne uccisa, il 9 dicembre del 2013, con un colpo alla testa inferto con un oggetto contundente durante una rapina nella sua abitazione di via don Giuseppe Capitanio a Borgo Montenero, a San Felice Circeo.
La procura aveva affidato al medico legale Daniela Lucidi gli accertamenti necroscopici, mentre la difesa di Cestra si era affidata al consulente di parte Giuseppe Manciocchi. Successivamente era stata disposta un'integrazione delle operazioni peritali per valutare se vi sia stata quell'asfissia meccanica ipotizzata dalla procura o se si sia trattato di un suicidio tramite impiccagione.
Per l'accusa per il delitto di Mari sarebbero stati utilizzati dei "mezzi soffici" (probabilmente un lenzuolo o anche altro) per esercitare la compressione del collo e l'ostruzione delle vie respiratorie. Oltre a ciò, si ipotizza anche l'utilizzo di corpi contundenti. Il medico legale ha riscontrato, tra le altre cose, la frattura dell'osso ioide e la rottura del timpano. Per quanto riguarda Bassi, invece, sarebbe stato immobilizzato (riscontrata la sub-lussazione di due vertebre) e successivamente sarebbe stato impiccato.