Se diciotto anni dopo l'efferato omicidio di Serena Mollicone la giustizia non ha ancora fatto il suo corso, un nuovo scontro processuale si annuncia sulla vicenda della povera studentessa di Arce uccisa nel 2001. È quello fra il criminologo Carmelo Lavorino e la trasmissione televisiva "Le Iene" di Italia Uno.

Nella puntata trasmessa l'8 dicembre scorso, si attribuisce a Lavorino l'affermazione che a uccidere Serena possa essere stato il brigadiere Santino Tuzzi, morto nel 2008.
La figlia del brigadiere, Maria Tuzi, annuncia querela nei confronti del criminologo. Che a sua volta accusa "Le Iene" di aver architettato tutto. E anche lui annuncia querela.

Lavorino ha prima indetto una conferenza stampa per spiegare le sue ragioni, poi l'ha rinviata alla prossima settimana diramando una lunga nota. «Rappresenteremo gli esiti tecnici e contenutistici sul video del programma de Le Iene - anticipa il professor Lavorino-  sulla registrazione dell'intera mia intervista compresi i fuori onda, in modo di fugare tutti i dubbi e le insinuazioni scoppiati causa il suddetto programma. Tutto ciò dimostrerà che il servizio ha tagliato, spostato e manipolato le mie dichiarazioni stravolgendone il senso reale e inducendo altri in errore e diffamandomi».

Il crimonologo chiarisce: «Non ho accusato il brigadiere Tuzi di avere ucciso Serena, ho spiegato perché a livello investigativo, processuale e criminologico occorre comparare anche le sue impronte papillari con quelle del soggetto ignoto che ha legato le gambe della ragazza, così com'è stato fatto con circa trecento persone. Se poi gli inquirenti hanno già comparato le impronte digitali del brigadiere Tuzi con quelle del soggetto ignoto che ha legato Serena sono soddisfatto, ma ignoro che ciò sia stato effettuato, tanto che l'ho richiesto circa due anni fa».

Quanto alla frase "incriminata" attribuita a Lavorino, l'interessato contrattacca: «La frase che indica in Tuzi l'assassino (questo accade al minuto 20 e 10 secondi del video) è stata pronunciata dal cameraman del Le Iene e non da me». Infine, annunciando querela nei confronti della trasmissione di Italia Uno, Lavorino si rivolge a Maria Tuzi: «Dichiaro tutta la mia simpatia e solidarietà a Maria Tuzi ed alla sua famiglia; le dico che io cerco la vera verità e che applico la logica dell'investigazione criminale; le chiedo di non fare strumentalizzare il suo dolore dai cercatori di gloria, di audience, di scoop».