Affabile, cordiale, disponibile e visibilmente emozionato. Questo il Renzo Piano apparso ieri alle centinaia di persone che hanno atteso il suo arrivo per il taglio del nastro nel cantiere della scuola innovativa donata dall'archistar alla città di Sora. Il senatore a vita in questo progetto, realizzato insieme al "G124", il gruppo di lavoro da lui messo in piedi con l'obiettivo di riqualificare le periferie italiane, "ci ha messo il cuore" come lui stesso ha affermato. E si è visto. Si è visto quando ne ha parlato ai presenti. Quando, tra gli applausi, ha inaugurato il cantiere. Quando la ruspa ha buttato giù la prima parte del mattatoio che verrà demolito per far posto alla "scuola di tutti".

Di pochi giorni fa la notizia del crollo del viadotto sull'A 6 Savona Torino. Dopo Genova, torna la paura. Quali le soluzioni per le infrastrutture del nostro Paese?
«L'Italia è un Paese nel quale c'è bisogno di fare. E di fare tanto. Io per il mio lavoro giro il mondo e vi assicuro che ci sono Paesi in condizioni peggiori, ma ce ne sono anche tanti dai quali prendere esempio. Il nostro è un Paese ad elevato rischio sismico e le infrastrutture dovrebbero essere adeguate, non solo quelle visibilmente fatiscenti. Poi c'è il problema del dissesto idrogeologico. L'Italia è da sempre un paese fragile, ma di grande bellezza. E la bellezza di natura ha una sua fragilità.Non bisogna credere alla fatalità, bisogna prepararsi».

E questo sarebbe compito della politica. In che modo quella che ormai in Italia viene definita la politica del "no" ha influito e continua a influire sul ritardo infrastrutturale e sull'arretratezza delle grandi opere… per non parlare delle grandi incompiute?
«Beh, questa è davvero una bella domanda. Bisognerebbe farla ai politici del "no". I piccoli progetti, come quello di questa scuola, sono tutti progetti che rappresentano invece la politica attiva. La politica del fare, saldamente agganciata al territorio. Ecco, mi permetto di dire che "la grande politica" dovrebbe pensare a fare. L'Italia è un paese che ha bisogno di un grande progetto manutentivo e la politica deve rendersi conto che i progetti si devono fare, non rimandare. È finito il tempo delle lunghe discussioni, c'è bisogno di agire».

L'edificio rientra nel suo grande piano di riqualificazione delle periferie. Dunque, non solo nelle grandi metropoli possono vedere la luce opere rivoluzionarie. In che modo l'architettura può valorizzare e rilanciare i piccoli centri?
«Io in questa direzione faccio tante piccole cose. Non posso arrogarmi il diritto di rispondere per tutti. Ma ripeto che c'è bisogno di fare. L'Italia ha un patrimonio di straordinaria bellezza. I piccoli i borghi e le periferie non vanno dimenticati. È bene ampliare e rendere sempre più efficienti le metropoli, ma senza dimenticare che i piccoli centri sono la nostra ricchezza».

La scuola del futuro sarà presto realtà. E il modello Sora avrà molto da dire anche al resto del Paese. Sotto gli occhi del pubblico delle grandi occasioni è iniziata, ieri mattina, la fase di demolizione del mattatoio comunale. Giornata da incorniciare non solo per la città di Sora, ma per l'intero territorio, che ha visto la visita ufficiale dell'architetto e senatore a vita Renzo Piano e del suo gruppo di lavoro "G124" giunto nella città volsca peril taglio del nastro tricolore che ha ufficializzato l'apertura del cantiere di via Napoli.

Un deciso passo avanti per la realizzazione della scuola del futuro (otto classi), firmata dal celebre architetto Renzo Piano, il cui progetto è finanziato dal governo e da "Casa Italia".
Un cantiere che ha avuto un iter lungo e travagliato, subendo i freni della burocrazia e dei vari gradi di giudizio. Ieri era tutto alle spalle. Emozionato Roberto De Donatis. Il sindaco ha abbracciato simbolicamente, durante i saluti, il territorio rappresentato dalle istituzioni civili, militari e religiose .A seguire la cerimonia anche il prefetto Ignazio Portelli e numerose autorità. Immancabile il mondo della scuola e i volontari della protezione civile, oltre all'associazione nazionale carabinieri. Dal comune di Sora hanno seguito la cerimonia gli amministratori, i dirigenti, i ragazzi del servizio civile e gli instancabili operai. Il primo cittadino ha parlato poi di un fulcro nato intorno alla scuola innovativa, il cui seme piantato sta generando una vera rigenerazione urbana. La scuola, a firma del senatore Piano, rappresenterà un modello a cui fare riferimento per una nuova edilizia scolastica.

L'intervento di De Donatis
«Come uomo delle istituzioni sono grato al senatore Piano che dona alla nostra nazione delle gemme preziose, mentre come architetto è un orgoglio nazionale», ha esordito.
«Ringrazio il prefetto perché è un punto di riferimento imprescindibile per la nostra comunità. Ha tenuto sempre presente quello che accadeva in questa città».
De Donatis ha concluso facendo un focus sul rione Napoli, definendolo il più massacrato dopo il violento sisma del 1915 ed evidenziando l'attenzione che la sua amministrazione sta dedicando all'attività programmatica, ricordando l'avanzamento dei lavori in piazza XIII Gennaio e il progetto della cittadella della scuola, per l'ex Tomassi.

La commozione di Piano
«Sono commosso credevo di venire qui a buttare giù due muri. Grazie a tutti per questo sostegno - ha esordito l'archistar- È una cosa strana, dovete sapere.
A un certo punto della vita ti capita di essere fatto senatore a vita. Capita. E ti domandi cosa puoi fare. Abbiamo iniziato a lavorare su periferie, sisma, le scuole che sono una cosa fondamentale. L'Italia ha un'enorme tradizione educativa delle scuole, ma ha degli edifici pessimi purtroppo. Sora non sopporterà più un sisma come quello devastante di cent'anni fa, ma se dovesse accadere bisognerà pensare alla sicurezza dei bambini, l'energia deve proteggere». Piano descrivendo la sua scuola sostenibile ha spiegato che i più piccoli devono crescere con la consapevolezza della fragilità della terra. «Sora è in una zona sismica e Roberto Marino ha scelto questa città che abbiamo iniziato ad amare.
È nata qui l'idea di fare questa piccola scuola per duecentocinquanta ragazzi. È fatta di legno, un materiale rinnovabile. La scuola la vedrete presto, cominciamo presto».
«Vogliamo che sia bella, di una bellezza epidermica, non frivola, di una bellezza dello stare assieme e del crescere. Ringrazio tutti quelli che hanno collaborato a questa avventura: Maurizio Milan, Massimo Alvisi, Paolo Crepet, Franco Lorenzoni, Roberto Marino». E Piano, dopo aver lodato la caparbietà del sindaco, con ironia ha concluso, rivolgendosi al pubblico: «Siete talmente tanti che se ci date una mano la scuola la facciamo in qualche settimana».

di: Enrica Canale Parola