Samanta, Gilberta, Alessandra, Silvana, Gloria. I loro nomi si uniscono ai tanti di altre donne uccise da chi diceva di amarle, da chi avrebbe dovuto proteggerle. Samanta Fava, uccisa di botte e murata in una cantina a Fontechiari nel 2012; Gilberta Palleschi, assalita vigliaccamente, stuprata e oltraggiata dopo la morte.

Era il 1° novembre 2014 quando la professoressa di Sora è scomparsa. È stata ritrovata cadavere il 9 dicembre in un dirupo a Campoli Appennino. Alessandra Agostinelli è stata uccisa con 17 coltellate nel 2014 dopo una violenta lite con il marito, nella loro abitazione di Pignano, ad Alatri. Silvana Spaziani di Veroli, ammazzata nella notte tra il 6 e il 7 marzo del 2014, alla vigilia della festa della donna. Gloria Pompili, di Frosinone, massacrata di botte e uccisa nell'agosto del 2017 a Prossedi, in provincia di Latina, davanti ai figli piccoli, mentre tornava a casa.

I loro nomi continuano ad essere scolpiti sulle pagine della cronaca nera, sulle mappe delle violenze consumate in Italia. E il bilancio resta ancora drammatico. Oggi è la giornata internazionale contro la violenza sulle donne. In Italia ogni 15 minuti avviene una violenza su una donna. E ogni 72 ore una donna muore. Tre su quattro femminicidi avvengono tra le mura domestiche, luogo per antonomasia deputato alla sicurezza. Non accennano a diminuire neppure i casi di violenza in provincia di Frosinone.

Anzi, sono aumentate le richieste di aiuto di giovanissime, addirittura minorenni. Un dato che emerge anche dagli appelli che arrivano al centro del Telefono Rosa Frosinone dove le donne vittime della violenza di genere «che si rivolgono a noi, sono italiane nell'80% dei casi, e gli autori sono italiani nel 75% dei casi – sottolinea la presidente Patrizia Palombo – Il 90% delle volte chi fa violenza su una donna è un volto amico: o il compagno o un conoscente.

Le vittime e i loro aggressori appartengono a tutte le classi sociali e culturali e a tutti i ceti economici. I reati come il maltrattamento in famiglia purtroppo non sono in diminuzione, il numero delle vittime di sesso femminile è in aumento e le donne sono quasi sempre italiane come i loro autori. Tra le straniere a denunciare più di altre di aver subìto violenza sono le romene. Maltrattamenti, stalking, violenze sessuali, percosse nel 60 per cento dei casi sono commessi dall'ex partner».

E la presidente del Telefono Rosa ribadisce che nulla sta cambiando, nonostante tutte le leggi e le strategie messe in campo. Qual è il motivo?
«Diciamo e ripetiamo ormai da anni che tutto cambierà con una rivoluzione culturale. Sì, sono d'accordo, dobbiamo educare le giovani generazioni, anche questo mi trova d'accordo, ma a mio avviso sono altre le cose da fare. È vero, c'è bisogno di formazione, ma non solo per i ragazzi, non si possono fare le leggi se poi non le si applicano nel giusto modo, la formazione andrebbe fatta a tutti i livelli, ma veramente e non sulla carta.

La donna non può dipendere dalla "fortuna" di capitare in mano al giudice che conosce ed applica le leggi nel rispetto della norma. La donna non deve essere fortunata nel dover trovare carabiniere o un poliziotto, o un medico del pronto soccorso o assistente sociale attento alla problematica». Riguardo al Codice rosso, Palombo aggiunge: «Dall'8 di agosto è entrato in vigore il Codice rosso, ma anche questo è da rivedere, troppa burocrazia. Troppe lungaggini.

Non si possono aspettare anni per un processo, non possono passare mesi tra un'udienza e l'altra, non si può mettere la donna a testimoniare accanto al suo aguzzino. Non si può lasciare la decisione sulla sorte dei figli in mano ad una sola assistente sociale. Sono veramente tante le cose da fare. Riflettiamoci bene tutti».

Ed è grande l'aiuto del Telefono Rosa Frosinone in stretta collaborazione con la prefettura, l'amministrazione provinciale, attraverso protocolli d'intesa con amministrazioni locali, enti pubblici e privati del territorio. Lo staff e la presidente Palombo si attivano tempestivamente per non rimanere a guardare, ma per fare qualcosa per rispondere alla richiesta di aiuto. Donne che vengono prima di tutto rassicurate, accompagnate fisicamente nel momento della denuncia.

«Ogni volta che una donna si rivolge a noi per essere tutelata noi cerchiamo di accoglierla con tutta la professionalità possibile, la prendiamo per mano per ricondurla all'acquisizione della sua dignità di donna. Ma a volte mi chiedo quale garanzia posso dare loro, se le cose non cambieranno veramente nella catena della rete di protezione e tutela delle donne, nonostante tutte le denunce, continueremo ad avere donne maltrattate, perseguitate, violentate, uccise e figli orfani che assisteranno e subiranno ogni tipo di violenza». E infine l'invito a denunciare. Lo staff del Telefono Rosa Frosinone è pronto ad accogliere tutte le donne. Il numero fisso è 0775.1886011, il cellulare 348.6978882 attivo 24h su 24».