Violenza sessuale nella villa confiscata, la Corte di Cassazione conferma tutte le condanne. Poco prima delle 23 di giovedì la terza sezione della Suprema corte ha respinto i ricorsi presentati dagli imputati. Conferma in toto, dunque, per la sentenza di appello dello scorso aprile che aveva stabilito, come già fatto dal gup del tribunale di Frosinone in primo grado con il rito abbreviato, una condanna a sei anni e quattro mesi di reclusione per Ferdinando Di Silvio, 39 anni, a cinque anni e otto mesi per Adriano Di Silvio, 29, a cinque anni e quattro mesi di reclusione per Antonio De Silvio, 35, stessa pena per Elvis De Silvia, 30, come pure per Angelo De Silvia, 30, tutti di Frosinone.

Per i condannati è stato disposto anche il risarcimento del danno, da quantificare in sede civile, la rifusione delle spese legali e una provvisionale di 60.000 euro. I fatti contestati al quintetto (un sesto era stato assolto in appello, un settimo è sotto processo davanti al tribunale di Frosinone con rito ordinario) sono accaduti nella zona dell'aeroporto, in località Forma Coperta a Ferentino, in una villa confiscata, nella notte tra il 3 e il 4 settembre 2016.

La ragazza fu attratta lì con l'inganno. Era stata invitata a uscire da uno dei ragazzi, conosciuto su Internet, e con il quale in precedenza era uscita qualche altra volta senza problemi. Una volta salita su una Fiat Punto la ragazza secondo quanto ricostruito dai carabinieri che hanno svolto le indagini fu oggetto di pesanti apprezzamenti e palpeggiamenti.
Tutto il gruppo è stato accusato di una violenza sessuale di gruppo. Tutti l'avrebbero obbligata prima «a rimanere seduta su una sedia» e poi, una volta scaraventata a terra, l'avrebbero immobilizzata, tenendola ferma per le mani e le gambe costringendola «a subire molteplici rapporti sessuali». Lei ha cercato più volte di sottrarsi alle violenze. Ma erano in tanti a immobilizzarla, mentre gli altri attendevano il proprio "turno" con i pantaloni abbassati.

Solo una volta riuscita ad alzarsi la ragazza si allontanava. Raggiunta dall'ultimo degli aggressori, che chiedeva un nuovo rapporto, riusciva a scappare definitivamente colpendolo con un calcio al petto. Di notte e sola per una zona sconosciuta, si è incamminata da sola prima di chiedere aiuto a una residente che, a sua volta, forniva ai carabinieri le indicazioni per raggiungere il luogo della violenza. La ventenne veniva poi accompagnata in ospedale dove veniva accertata la violenza.

Le indagini sono state condotte anche con l'intervento del Ris che ha esaminato la villa confiscata e ha ricavato le tracce del Dna risultate decisive ai fini delle condanne. Le operazioni si erano concentrate sulla sedia dove la ragazza era stata costretta a rimanere, sul terreno con la paglia, sotto un porticato e su alcuni gradini. Addosso alla ragazza erano stati riscontrati lividi, mentre tracce del Dna degli aggressori erano sui suoi vestiti. In più da alcune telefonate intercettate i carabinieri avevano tratto altri elementi a sostengo dell'accusa. Gli aggressori sono stati difesi dagli avvocati Tony Ceccarelli, Pasquale Cardillo Cupo, Bruno Naso, Simonetta Galantucci e Francesco Fortuna.