I carabinieri ipotizzano un guadagno tra gli 80.000 e i 100.000 euro per il responsabile dell'ufficio. E poi somme di poco inferiori per gli altri due. Sono i conti che gli investigatori fanno in tasca ai tre principali indagati dell'inchiesta "pesce giallo". Andrea Cristini, il responsabile, e Domenico Carnevale e Carlo Mastroianni, i collaboratori, da ieri sono ai domiciliari.
Due dei tre sono stati arrestati direttamente in ufficio, il terzo a casa. I carabinieri della compagnia di Frosinone lo hanno fatto per dare un segnale. «Per farci vedere da vicino da chi lavora in maniera onesta e dai cittadini, uno dei quali mi ha perfino chiesto informazioni sull'ufficio», ha evidenziato il comandante della compagnia carabinieri di Frosinone, il maggiore Matteo Branchinelli.
Peraltro lo stesso ufficiale ha spiegato come dall'Agenzia «non è arrivata nessuna segnalazione». Anche se, una volta avviate le indagini, i vertici dell'Agenzia delle entrate hanno offerto una piena collaborazione.
Stando alle accuse che i carabinieri rivolgono al responsabile, sarebbe stato a conoscenza di quanto facevano i due subalterni. E lo deducono da un particolare: una pratica, per la quale un cliente aveva pagato, era stata respinta dal responsabile dell'ufficio. A quel punto il dipendente si era lamentato direttamente con il capo che - stando a quanto ricostruito dall'indagine - avrebbe subito sbloccato la pratica.
Questi e altri elementi, forniti dai geometri e dagli altri professionisti ascoltati, dalle intercettazioni telefoniche e ambientali, hanno convinto il gip Antonello Bracaglia Morante a firmare l'ordinanza di custodia cautelare.
I carabinieri parlano della punta dell'iceberg. L'inchiesta anche sulla base della copiosa documentazione acquisita nel corso delle perquisizioni di ieri, in ufficio, nelle auto e nelle abitazioni degli indagati è destinata ad allargarsi. A cominciare da accertamenti sulle rendite catastali, anche queste finite all'attenzione dei carabinieri come accatastamenti, successioni e visure catastali. Si ipotizza un danno alle casse dell'Agenzia delle entrate per i mancati introiti. Soprattutto per quelle pratiche portate fuori dall'ufficio.
Tra le ipotesi anche che sia stato prospettato a più di qualcuno la possibilità di cancellare o ridurre debiti erariali su cui ora stanno facendo accertamenti gli investigatori coordinati dal procuratore facente funzioni Adolfo Coletta.
Ma non solo. I carabinieri contestano il fatto che gli indagati effettuavano anche dei sopralluoghi («finti sopralluoghi», li ha definiti il maggiore Branchinelli) sul posto, a Frosinone, Alatri, Sora, Ferentino, Veroli (Casamari), Arce, Castro dei Volsci e Sgurgola. E in alcuni casi anche fuori provincia a Prossedi, Terracina e Maenza ovvero in zone per le quali non avevano alcuna competenza.
I due sottoposti sono accusati di essere andati a caccia dei clienti, puntando soprattutto su persone in difficoltà, come gli anziani. Con tutta probabilità tra sabato e lunedì inizieranno gli interrogatori di garanzia. Due dei tre arrestati sono assistiti dagli avvocati Marco Maietta e Nicola Ottaviani.
Per leggere l'articolo con tutti i dettagli forniti dai carabinieri CLICCA QUI
«Io sto sotto qua... sto aspettando ‘sto pesce giallo». È un dialogo intercettato dai carabinieri a dare il nome all'operazione "pesce giallo" che ha portato all'arresto di tre dipendenti dell'Agenzia delle entrate, il responsabile dell'unità operativa servizi catastali in fronte office (accettazione atti per l'aggiornamento catastale e collaudo) nonché due suoi collaboratori. Un quarto collaboratore è indagato al pari di altre 18 persone.
Il procuratore facente funzioni Adolfo Coletta ha contestato agli indagati, a vario titolo, i reati di concussione in concorso, corruzione, truffa aggravata in concorso e abuso d'ufficio. Per tutti e tre gli arrestati finiti ai domiciliari, Andrea Cristini, 52 anni, di Alatri, responsabile dell'ufficio, Domenico Carnevale, 51, originario di Pico e residente a Frosinone, e Carlo Mastroianni, 58, di Monte San Giovanni Campano, è stata applicata l'interdizione dall'esercizio dei pubblici uffici per un anno.
L'operazione pesce giallo, dal dispregiativo con cui gli indagati chiamavano le proprie vittime, è partita dopo la denuncia di un geometra di Alatri nel luglio del 2018. Da lì, supportati dalle attività tecniche (intercettazioni telefoniche e ambientali, telecamere piazzate negli uffici dell'Agenzia delle entrate, che ha offerto collaborazione agli investigatori) i carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile della compagnia di Frosinone, guidati dal maggiore Matteo Branchinelli e dal luogotenente Angelo Pizzotti, coordinati dal colonnello Fabio Cagnazzo, hanno progressivamente esteso il cerchio.
«L'attività è iniziata dalla strada - ha spiegato il maggiore Branchinelli - dalle lamentele degli utenti. Così si è venuto a sapere il malcostume. Quando i cittadini si presentavano al front office, due di questi impiegati prospettavano problemi che avrebbero potuto risolvere con il denaro: "se mi dai i soldi, la pratica va avanti"». Altrimenti la pratica catastale finiva in un cassetto scavalcata da tutte le altre, anche se poteva correre da sola, senza alcun apparente intoppo. In generale si trattava di piccoli accatastamenti, ma in qualche caso anche per grossi complessi o locali commerciali, visure catastali.
Ai tre non è stata contestata l'associazione, come dice il maggiore «c'era una connivenza tacita». In base a quanto ricostruito dai carabinieri i due subordinati «si sparivano i proventi dell'attività illecita». Il maggiore quantifica l'esborso in 20 e 50 euro per le pratiche più piccole per professionisti (soprattutto geometri, ma anche agenti immobiliari) e privati cittadini. «Ad alcuni geometri - ricostruisce il maggiore Branchinelli - per singole operazioni venivano chiesti 5.000-7.000 euro».
Le indagini proseguiranno ancora per accertare altri casi - il sospetto dei carabinieri è infatti che il sistema, in quanto ben rodato, possa aver avuto inizio molto prima dell'avvio dell'inchiesta - nella speranza che nuove vittime, alla luce degli arresti, ora possano farsi avanti e denunciare.
Le accuse si concentrano sul responsabile dell'unità servizi catastali in front office, al quale è contestato un episodio di corruzione e una decina di episodi di concussione a danno di diversi geometri. «Il responsabile dell'unità poteva decidere il buon esito delle pratiche», rimarca il maggiore. I regali, denaro, buoni di benzina e perfino inviti a pranzo a casa degli utenti o a ristorante a spese di questi ultimi, erano pretesi nei giorni di festa, come a Natale, Pasqua o ferragosto.
E se il professionista di turno non si presentava arrivava subito la telefonata. «Non ci facciamo gli auguri?», ricorda una frase intercettata il luogotenente Angelo Pizzotti. Dalle indagini è emerso anche un dialogo tra i due subalterni che si lamentavano del quarto collega (solo indagato) perché non spartiva con loro. In un altro caso un meccanico, cliente dell'ufficio, sarebbe stato costretto a fare delle riparazioni gratis.
«Ci siamo mossi in modo cauto - ricorda ancora Pizzotti - e abbiamo individuato un geometra di Alatri, che abbiamo convinto a denunciare. All'inizio non voleva perché temeva che non l'avrebbero fatto più lavorare». Le vittime venivano ricevute in ufficio, ma anche a casa. «In mezzo a una cartellina le vittime mettevano le 50 euro o i buoni di benzina», ricorda Pizzotti. Con una scusa, infatti, chi non pagava si vedeva rimandare indietro la pratica e perdeva il cliente.
Il risultato raggiunto dai carabinieri si deve anche alla collaborazione dello stesso ufficio, in particolare del direttore e di un dirigente dell'Agenzia.
Per leggere l'articolo con tutti i dettagli forniti dai carabinieri CLICCA QUI