Flettono verso il basso le presenze turistiche legate ai coreani del sud. Al momento potrebbe trattarsi soltanto di un campanello d'allarme, ma tanto è bastato a creare agitazione tra gli operatori economici della città, albergatori in testa.

Si sta cercando di capire se il fenomeno è legato a situazioni contingenti e momentanee o se alla base c'è qualcosa di più grave e profondo, come l'ipotesi che i tour operator che in questi ultimi anni si sono avvalsi delle strutture ricettive fiuggine e che tali flussi hanno nei loro portafogli clienti, si stiano orientando verso nuove destinazioni economicamente più vantaggiose o se magari anche loro registrano flessioni in tal senso. È presto per dirlo, però si odono strani scricchiolii.

Tanto per avere un'idea più precisa su quanto grave sia la crisi nel settore alberghiero fiuggino, va detto che gli alberghi vendono la mezza pensione (pernottamento, cena e prima colazione) a questo segmento turistico intorno ai 17 euro a persona. Una miseria se considerati i costi legati alla gestione alberghiera stessa, ma che tuttavia ha rappresentato negli ultimi anni la più importante ancora di salvataggio per molti alberghi a tre stelle, che a Fiuggi costituiscono oltre il 90% dell'intera offerta, in molti sprovvisti di spa e quindi legati alla tradizionale offerte ricettiva.

Cash flow indispensabile alla sopravvivenza soprattutto nei periodi di bassa stagione, in assenza di presenze termali significative e di attività congressuali. Una manna dal cielo senza la quale molti alberghi fiuggini si sarebbero venuti a trovare già da tempo davanti ad una crisi ancora più stringente e probabilmente letale per molti di loro. Anni e anni di sacrifici spesso tramandati di generazione in generazione che, oltre a registrare l'erosione del valore economico dell'attività imprenditoriale ormai in corso da una ventina di anni, avrebbe registrato anche la morte commerciale certa. Di conseguenza il campanello d'allarme di cui sopra con la domanda che in queste ore sempre più ricorrente va rimbalzando di bocca in bocca: nel caso, come se ne esce?