Andare oltre la giustizia dei tribunali. Rompere il muro di contiguità e condivisione con i carnefici, fare in modo che un omicidio come quello di Emanuele Morganti non capiti più. Educare i giovani a respingere la violenza. La presentazione del libro "Emanuele nella battaglia" scritto dal regista Daniele Vicari è stata l'occasione per parlare del delitto dalla parte della vittima. Dello stesso Emanuele e della famiglia Morganti. Un punto di vista spesso ignorato dalle cronache giornalistiche come nei processi. Tanto più che la presentazione, come già successo a Roma, è avvenuta l'indomani della concessione degli arresti domiciliari a uno dei tre condannati a sedici anni in primo grado, Michel Fortuna, (l'altra volta, invece, era capitato a Paolo Palmisani).

Questi e altri temi ancora sono stati affrontati e dibattuti all'in terno della libreria Ubik, piena in entrambe le sale e con tanta gente rimasta fuori. Tra i presenti anche il procuratore facente funzioni Adolfo Coletta. A introdurre i lavori il giornalista e critico cinematografico Boris Sollazzo, il giornalista Raffaele Calcabrina che ha seguito il processo Morganti per Ciociaria Oggi. Quindi spazio all'autore del libro Daniele Vicari. Una testimonianza forte quella del regista (che aveva conosciuto Emanuele perché andava a caccia nelle zone dove Vicari è nato). Ha spiegato i motivi che l'hanno spinto a scrivere un libro, a iniziare dalla denuncia di quanti hanno deciso di «precostituirsi un alibi sin dalla sera stessa», che non hanno testimoniato o che si sono nascosti dietro la frequentazione con chi era imputato. Da qui il termine «condivisione» o «contiguità».

Dritte al cuore le parole pronunciate dalla madre di Emanuele Lucia Pica sulla memoria e sulla speranza che l'omicidio di Emanuele sia un monito per le nuove generazioni perché non succeda mai più. Più tranchant la sorella Melissa che ha detto «Emanuele non avrà giustizia», definendo il movente «l'ignoranza» di una società violenta e l'arma del delitto «l'indifferenza». A spiegare ai presenti i meccanismi della giustizia, soprattutto dopo gli arresti domiciliari, l'avvocato Enrico Pavia, parte civile nel processo con la famiglia Morganti. Belle le parole pronunciate da due insegnanti sul senso di ribellarsi a certi meccanismi e dire no ai modelli violenti. Daniele Vicari è stato invitato a tenere una conferenza nella scuola media Egnazio Danti, la stessa di Emanuele.