Un «rapporto estremamente conflittuale» tra due conviventi che «non riescono a stare lontani». Il pubblico ministero Barbara Trotta inquadra così il clima nel quale si è consumata, secondo la denuncia della donna, una triplice violenza sessuale tra le mura domestiche. Lei, di Ceccano, ha infatti presentato nei confronti dell'ex convivente dal quale ha avuto un figlio, non solo quella querela, ma anche un'altra per stalking. Quest'ultima, come ricordato dal pm, è stata archiviata con conseguente apertura di un procedimento per calunnia a carico della donna. Per l'altro caso che l'accusa ritiene provato ieri il pm ha chiesto una pena a tre anni e mezzo.
I tre episodi risalgono al periodo che va da febbraio a luglio 2017 in casa (e nel giardino) dove la coppia ha convissuto. Oltre cinquemila i messaggi che i due si sono scambiati in chat in un mese. «Si vedono un'ultima volta e di nascosto perché i genitori di lei non volevano», ricorda il pm che, alla base dell'accusa, cita proprio un messaggio.
«Lei dice che quello che è successo è vero», fa cenno alla violenza il pm. Che parla di «immaturità reciproca» ma poi arriva a un altro messaggio scambiato tra i due, dopo l'incontro di luglio, che il pm interpreta così: «lui dice "so che ho sbagliato", non ammette il rapporto sessuale con la forza, ma si capisce». E dunque per la procura «la violenza sessuale di luglio 2017 c'è stata e rientra nella logica della coppia. C'è stata perché in questo rapporto di forza accadeva anche questo».
Per di più, secondo il rappresentante dell'accusa «la vittima è molto precisa nel raccontare l'episodio». Il riferimento è al fatto che durante quella violenza lui avrebbe tenuto in braccio il bimbo di due mesi dicendo a un certo punto a lei di tenergli la testa per evitare che cadesse. Stesse certezze però il pm Trotta non ha per i maltrattamenti in famiglia denunciati dalla stessa donna. E così il pm chiede una condanna a tre anni e mezzo solo per le violenze sessuali e l'assoluzione per i maltrattamenti.
A seguire l'intervento dell'avvocato Angelo Testa, subentrato nel corso del processo, come parte civile. Questi, sulla descrizione della violenza, ribadisce: «Troppo articolata, per non essere vera». L'avvocato parla di «endemica fragilità di entrambi» e «di lei incapace di gestire un rapporto che stava facendo male a se stessa e al figlio e lui che ha cercato di soggiogarla anche da un punto di vista fisico». Nonostante la genericità dei racconti sui maltrattamenti, anche questi per la parte civile sarebbero avvenuti.
La difesa dell'imputato, rappresentato dall'avvocato Rosario Grieco, è incentrata in parte sull'inattendibilità della parte civile. Il legale fa riferimento soprattutto alla denuncia-boomerang costata alla donna, per quanto concerne lo stalking, un processo per calunnia. Il difensore evidenzia che il provvedimento di allontanamento dell'uomo già in sede di convalida è caduto. Lamenta anche le difficoltà dell'imputato di vedere il figlio. La difesa sostiene così l'«assoluta estraneità» alle contestazioni «frutto della fantasia perversa».
L'avvocato ricorda anche che «dopo i fatti i due tornano insieme e poi si lasciano ancora». Evidenzia poi alcuni dei 5.000 messaggi tra la coppia. Quindi sull'ultimo appuntamento dice una «persona che capisce il pericolo non dice vieni». Fa riferimento alle «richieste di lei di giochi particolari» e cita anche lui l'episodio della violenza con il bambino in braccio nel tentativo di negare il fatto come gli altri, soprattutto quello in giardino vicino a una strada trafficata. La sentenza è attesa il 13 novembre dopo le repliche.