Presenze fantasma, rimborsi veri. Solo un altro dei dettagli emersi dalle pagine della corposa inchiesta "Welcome to Italy", condotta in sinergia perfetta dagli uomini della Finanza e della Polizia.
Un'inchiesta aperta per far luce su una ipotizzata mala gestione dei richiedenti asilo nelle coop del Cassinate. L'indagine, durata circa tre anni e portata avanti con forza dal procuratore D'Emmanuele e dal sostituto Mattei, ha coinvolto a vario titolo 25 persone accusate di associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni dello Stato.

In mezzo, una serie di contestazioni: corruzione di dipendenti pubblici o incaricati di pubblico servizio; estorsione; truffa ai danni dello Stato di Enti pubblici; frode in pubbliche forniture; abuso d'ufficio; malversazione ai danni dello Stato ed emissione, nonché utilizzo di fatture false. In tutto 18 misure cautelari personali: 11 di presentazione alla pg e 7 relative al divieto di esercitare l'attività imprenditoriale.
I sequestri preventivi, finalizzati alla confisca diretta e per equivalente, hanno sfiorato i 3 milioni di euro: quasi 200.000 euro quelli utilizzati secondo gli inquirenti per "convincere" i pubblici amministratori.

Il dettaglio
I soldi destinati all'assistenza dei richiedenti asilo venivano, per le accuse, destinati a tutt'altre spese. Come l'acquisto di Bmw in leasing o lavori per le abitazioni private.
Per "ottenere" le indebite somme, secondo i magistrati, i coinvolti avrebbero dichiarato la presenza dei richiedenti asilo all'interno delle strutture di via Garigliano, via Iannaccone, via Mulattiera Lena a Cassino oppure in quella di San Vittore anche quando gli ospiti erano già lontani: a testimoniare che i dati inviati alle prefetture per ottenere i rimborsi fossero falsi, i verbali della polizia (di frontiera o ferroviaria) che fermavano in diverse parti d'Italia i fuggitivi, raccontando dove in realtà gli stessi ospiti si trovavano.

Per fare un esempio, un ragazzo straniero della struttura di via Garigliano era, per la prefettura, dal 2 settembre all'11 novembre del 2016 ospite della coop. Invece il 17 settembre veniva fermato a Ventimiglia: 62 le presenze giornaliere false comunicate comunque dagli operatori. Così accadeva, ricostruiscono i magistrati, per un altro ragazzo che sulla carta si trovava dal 5 agosto al 3 dicembre del 2016 nella struttura di via Mulattiera Lena. Ma il 17 agosto anche questo straniero veniva fermato a Ventimiglia con successivo trasferimento all'hotspot di Taranto: in soldoni per lui, con 109 presenze giornaliere fittizie comunicate in prefettura, le coop finite sotto la lente guadagnavano circa 4.000 euro circa tra quota giornaliera e pocket money. E il canovaccio si ripeteva per ogni ospite "fantasma"