Mafia capitale non c'è più. Come avevano detto i giudici di primo grado anche la Cassazione esclude la mafia dal processo sul "Mondo di mezzo". L'inchiesta simbolo della corruzione nella capitale da martedì sera ha una nuova interpretazione, quella della Corte di cassazione che, però, ha anche dichiarato definitive le condanne per 9 dei 32 imputati portati a processo dalla procura di Roma, all'epoca retta da Giuseppe Pignatone. E così, a varcare il carcere, tra i nove, è anche l'ex presidente dell'assemblea capitolina Mirko Coratti. Definitiva per il politico di Monte San Giovanni Campano la condanna a quattro anni e sei mesi, come stabilito già dalla Corte d'appello. Quest'ultima aveva ridotto l'iniziale condanna, inflitta in primo grado, a sei anni. Coratti dovrà scontare un residuo di pena di tre anni sette mesi e sei giorni. Per lui, come per gli altri politici, la legge "spazzacorrotti" impedisce di accedere ai benefici delle misure alternative al carcere come domiciliari o affidamento in prova. Per Coratti confermata anche l'interdizione dai pubblici uffici per cinque anni.

Coratti era accusato di corruzione per atti contrari ai doveri d'ufficio, in concorso con Franco Figurelli (condannato a quattro anni). Era stato arrestato per poi essere posto ai domiciliari a fine giugno 2015. Misura poi revocata. L'ex presidente dell'assise capitolina, secondo le accuse, si sarebbe messo al servizio di soggetti economici riconducibili al re delle coop rosse, Salvatore Buzzi. L'accusa gli contestava una mazzetta da 10.000 euro e la promessa di ulteriori 150.000 euro, tuttavia mai ricevuti. Per i magistrati capitolini avrebbe facilitato sul piano politico l'aggiudicazione di gare dell'Ama a soggetti del gruppo di Buzzi. Il processo, che per gli altri imputati, avrà una nuova coda in appello, è considerato tra i più importanti degli ultimi anni. Per le accuse, ma anche per i personaggi, anche del mondo della politica coinvolti, primo tra tutti l'ex terrorista dei Nar Massimo Carminati. La Cassazione, dopo undici ore di camera di consiglio, ha fatto cadere l'accusa di associazione mafiosa per l'ex Nar come pure per gli altri 16 imputati che dovevano difendersi dall'accusa più grave.

In attesa di conoscere le motivazioni della Corte, la Corte d'appello di Roma, in diversa composizione, dovrà rideterminare le pene. Ovvero per Massimo Carminati, Salvatore Buzzi, Riccardo Brugia, Claudio Caldarelli, Matteo Calvio, Paolo Di Ninno, Alessandra Garrone, Luca Gramazio, Carlo Maria Guarany, Roberto Lacopo, Carlo Pucci, Fabrizio Franco Testa, Franco Panzironi (ma solo per il concorso esterno) Agostino Gaglianone (per il quale è caduta anche l'associazione semplice). Ovverosi tratta di coloro per i quali la Cassazione ha annullato la condanna della Corte di Appello di Roma, del settembre dello scorso anno, per associazione mafiosa. Tra gli altri,in appello Massimo Carminati si era visto ridurre la condanna di primo grado da 20 a 14 anni e mezzo, Buzzi da 19 a 18 anni e quattro mesi.

Il "Mondo di mezzo" come è stata ribattezzata, da una frase intercettata dai Ros, è salito alla ribalta della cronaca il 2 dicembre del 2014 quando scattano le prime ordinanze di custodia. Il grande accusato è l'ex Nar considerato dagli investigatori il capo dell'organizzazione. Alla notizia della decisione della Cassazione di escludere l'associazione mafiosa, molti imputati, pregustando una sostanziosa riduzione di pena in appello, hanno esultato. Esultanza non gradita dal procuratore generale della Corte d'appello Giovanni Salvi ricordando le pene già inflitte in primo grado. Forti anche lereazioni politiche alla sentenza dalla sindaca di Roma Virginia Raggi all'ex ministro dell'Interno Matteo Salvini.