"Abitazione sovraffollata e insalubre". Così la Asl di Frosinone definisce l'alloggio popolaredi via Padre Domenico Passionista in cui vive dal 2012 la famiglia di Stefano Gianfermi. Cinquantacinque metri quadrati destinati a cinque persone di cui un bambino affetto da epilessia.

«Considerato che le condizioni in cui versa l'abitazione risultano potenzialmente nocive alla salute -scrive la Asl nella comunicazione inviata con urgenza al sindaco- si propone di dichiarare l'alloggio temporaneamente inabitabile fino al ripristino delle condizioni di agibilità». Nel sopralluogo effettuato gli addetti dell'Asl hanno rilevato che le dimensioni dell'appartamento sono inadeguate al numero di ospiti, ci sono macchie di umidità, condensa e muffa, nella cucina manca la piastrellatura, l'appartamento è vetusto e carente nella manutenzione ordinaria e straordinaria. Un sopralluogo dall'esito davvero preoccupante che ha portato l'Asl a dichiarare l'alloggio inagibile.

Stefano Gianfermi, preoccupato per la salute dei suoi bambini, ha chiesto al Comune l'assegnazione di un nuovo alloggio adeguato, ma sembrerebbe che gli sia stato risposto di trovare un altro assegnatario con cui effettuare lo scambio. Fatto sta che quella che nel 2012 sarebbe dovuta essere una sistemazione provvisoria per la famiglia cepranese, è diventata definitiva e oggi sembrerebbe che debbano essere gli stessi inquilini a trovarsi un'altra famiglia disponibile allo scambio di casa.

I tre bambini dormono in una cameretta di nove metri quadrati, l'abitazione è vecchia (ma non è questo che preoccupa la coppia), presenta umidità ed è praticamente invivibile, troppo piccola per cinque persone. La casa è un diritto, ma di fatto in simili condizioni si tratta di un diritto negato, Anche se i Gianfermi non possono permettersi di lasciare l'alloggio e andare in affitto in quanto non sono nelle condizioni economiche di farsi carico di una spesa insostenibile, perché non hanno un lavoro. Insomma la situazione è difficile e dopo sette anni sono comprensibili la rabbia e lo sconforto di chi non ce la fa più e, oltre ai problemi lavorativi e di salute, deve affrontare quello dell'alloggio. Urge un intervento istituzionale.