La notizia che Paolo Palmisani, uno dei tre condannati in primo grado a sedici anni per l'omicidio di Emanuele Morganti, ha ottenuto gli arresti domiciliari, scatena l'opinione pubblica, con la famiglia del giovane rimasta sotto choc.

In particolare sui social i commenti sono stati tantissimi e tutti in disaccordo con la decisione della Corte d'assise di Frosinone, che ha accolto la richiesta dei legali difensori di Palmisani, gli avvocati Angelo Bucci e Massimiliano Carbone, determinata dal fatto che il ragazzo non aveva precedenti.

Restano invece in carcere gli altri due condannati, Michel Fortuna e Mario Castagnacci. Ora il ragazzo, in attesa che la vicenda giudiziaria compia tutto il suo percorso, trascorrerà lontano dalla Ciociaria, in provincia di Rieti, questo periodo agli arresti domiciliari.
Ieri a Roma, alla Feltrinelli e per una particolare coincidenza, è stato presentato il libro del regista Daniele Vicari "Emanuele nella battaglia" proprio sul caso del delitto del ventenne di Tecchiena. Una presentazione, che nelle prossime settimane avverrà anche in provincia di Frosinone e che ha visto la presenza dei familiari di Emanuele.

A parlare, a margine dell'evento, la sorella Melissa. «Voglio essere sincera – ci ha detto Melissa – Quando abbiamo saputo la notizia non ci siamo meravigliati visto come la vicenda processuale si è sviluppata in questi anni. Non siamo arrabbiati con il giudice ma con leggi che considero sbagliate. Inutile girarci intorno, viviamo in un Paese che non tutela le vittime di reati gravissimi come l'omicidio.

Dare i domiciliari a uno dei tre condannati a sedici anni, seppur in primo grado ma per un reato così grave e per il quale mio fratello è morto dopo quindici minuti di ferocia sulla sua persona come dichiarato dal giudice stesso, è assurdo. Io credo che un omicidio sia diverso da un furto o una truffa e per questo prima di dare i domiciliari per un reato così grave bisognerebbe pensarci due volte.

Ma le leggi sono queste e, ripeto, non tutelano le famiglie delle vittime. Noi siamo doppiamente vittime perché la vera vittima è mio fratello che non c'è più. Prima un'assoluzione e ora questa decisione – conclude Melissa – Tutto ciò non fa altro che farci comprendere il comportamento di chi ha avuto paura e magari ha fatto scena muta al processo. Come dare torto a chi non ha collaborato per timore, sapendo di ritrovarsi in giro per strada, dopo poco tempo, chi quella sera ha ucciso di botte mio fratello? Siamo profondamente delusi».

Paolo Palmisani già ai domiciliari
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