Tre condanne e sette assoluzioni. È la richiesta del pm Adolfo Coletta nel processo per il caso dell'adulterazione del farmaco Ozopulmin. Sotto accusa gli allora vertici nonché dirigenti della Geymonat di Anagni. Dopo l'escussione dei testi e dei periti, ieri davanti al tribunale di Frosinone (presidente Mancini, a latere Fonte Basso e Proietti) è iniziata la discussione che proseguirà nelle prossime udienze.

Il fatto è stato scoperto nel 2013, dando il là all'inchiesta, ma il pubblico ministero nella requisitoria è partito dalla Repubblica Democratica del Congo riferendosi a un caso citato in un rapporto dell'Organizzazione mondiale della salute. Quindi ha dato le definizioni di medicinale, di sostanza attiva e di contraffazione, citando alcune sentenze della Cassazione di cui una, del 1966, ma anche la stessa che si è occupata di questo caso.

Poi ha ribadito il «pericolo per la salute pubblica» che, per il pm, «pare ricorrere nel capo uno dell'imputazione». Secondo Coletta le supposte dell'Ozopulmin «erano adulterate siccome è stata inserita intenzionalmente un'altra sostanza attiva non indicata nella produzione né nel foglietto illustrativo». Quindi ha sganciato l'affondo: «Si tratta di una delle più subdole condotte di messa in pericolo della salute pubblica». Questo perché - secondo l'accusa - non sono state effettuate le sperimentazioni sulla sostanza attiva utilizzata e sulle possibili ricadute in termini di allergie di tossicità.

Per il pm in giudizio è stata ricostruita «l'intenzionale produzione e successiva messa in commercio di supposte per bambini e per adulti totalmente prive di principio attivo, sostituito scientemente per ragioni commerciali». Per l'accusa è stato utilizzato un «metodo non dichiarato in grado di dare una falsa positività».

Da qui la richiesta di condanna a quattro anni e mezzo per Marco Bonifiacio, 57 anni, di Colle Val d'Elsa, in qualità di responsabile della Geymonat e a tre anni e mezzo per Giancarlo De Angelis, 66 anni, di Anagni e Maria Gabriella Carluccio, 43, di Anzio, responsabili dell'assicurazione e del controllo di qualità.

Chiesta l'assoluzione perché il fatto non costituisce reato per il legale rappresentante della Geyomat Giuseppe Salvia, atteso che non si occupava della fabbrica di Anagni, e degli altri imputati per non aver commesso il fatto. Dopo il pm ha discusso il difensore di Salvia, l'avvocato Roberto De Vita. Alla prossima udienza toccherà agli altri avvocati Petrelli, Diurni, Pisani, Vari e Vellucci.