Quando il presidente della Corte d'Assise Gian Luca Soana è quasi a metà della lettura del dispositivo, alla madre di Gloria Pompili scendono le prime lacrime. È in aula come in tutte le udienze di questo processo. È quasi sempre stata nello stesso posto: in terza fila tra i banchi del pubblico, alle spalle dell'accusa. È un attimo.

In aula c'è il silenzio che solo la Corte d'Assise conosce quando c'è una sentenza. I due principali imputati per l'omicidio di Gloria Pompili, massacrata di botte e uccisa nell'agosto del 2017, davanti ai figli piccoli, mentre tornava a Frosinone insieme a quelli che poi si riveleranno i suoi assassini, sono condannati a 24 anni di reclusione. Loide Del Prete e Saad Mohamed Elesh Salem, sono colpevoli secondo i giudici. È la stessa pena chiesta nel corso della sua requisitoria dal procuratore aggiunto Carlo Lasperanza che aveva depositato una corposa ricostruzione e in aula aveva sostenuto che l'inchiesta e gli elementi raccolti erano logici e chiari e che le violenze oltre che fisiche sono state psicologiche.

Assolto invece da tutte le accuse rispetto ai 12 anni richiesti dall'accusa il terzo imputato il compagno di Gloria, Hady Saad Mohamed piange anche lui. Si limita a dire che aveva fiducia nella giustizia italiana e che ha creduto sempre nella sua innocenza, poi, mentre va via, il fratello, dalla gabbia dove ha seguito tutte le udienze, lo saluta e gli manda un bacio prima di tornare in carcere. La sentenza ricalca la maggior parte dell'impianto accusatorio costruito dalla procura, sulla scorta di testimonianze arrivate da ogni ceto sociale, come ha sostenuto sempre l'accusa.

I riscontri sono stati concreti, come alcune intercettazioni telefoniche e poi i risultati dell'autopsia hanno permesso di cristallizzare i fatti. Prima della camera di consiglio in aula avevano parlato i difensori degli imputati a partire dall'avvocato Giuseppe Cosimato che assiste Loide Del Prete che ha chiesto nel corso di una arringa durata poco meno di 40 minuti l'assoluzione: «Era plagiata anche lei ed era in una situazione di sottomissione psicologica». È stato il turno poi dell'avvocato Rocco Marsiglia che ha parlato oltre due ore e ha sostenuto che il suo assistito ha parlato sempre di una disgrazia e che si è portato dietro questo peso.

«La condanna è del Tribunale della sua coscienza -ha detto- si porterà questo peso per sempre». E infine ha alimentato tra i giudici popolari, il presidente Soana e il giudice a latere Velardi, una serie di dubbi per sottolineare l'innocenza del proprio assistito. Alla fine l'avvocato Antonio Ceccani ha ribadito l'estraneità del proprio assistito al contesto criminale.
«È l'unica persona che è stata affettuosa con i bambini, l'unico che i testimoni ci hanno detto che passeggiava con Gloria». Poi la camera di consiglio e la sentenza. I giudici hanno disposto anche il risarcimento delle parti civili, rappresentati dagli avvocati Tony Ceccarelli e Maria Pia Coreno, da definirsi in separato giudizio, disposta una provvisionale immediatamente esecutiva di 50mila euro. «Pensavo a tre condanne ha detto la madre di Gloria Pompili so bene che mia figlia non me la ridarà nessuno».

A bocce ferme e con l'effetto emotivo della sentenza che si è allentato, la donna ripensa ai figli di Gloria. «Adesso mi piacerebbe rivedere i miei nipoti, io non ho fatto niente di male.
Cosa chiedo? Solo questo: ecco di rivederli». Tra novanta giorni le motivazioni della sentenza, scontato il ricorso in Appello. Oggi intanto la madre di Gloria andrà al cimitero.
«Sì porterò un fiore a mia figlia».