Inchiesta sul project financing del cimitero, prima udienza per l'ex assessore di Ferentino Luca Bacchi (difeso dall'avvocato Vincenzo Galassi), che è comparso ieri davanti ai giudici del collegio. È l'unico che non ha chiesto riti alternativi e che sarà giudicato con l'immediato. Infatti l'altro politico implicato nell'inchiesta del 7 marzo scorso, l'ex consigliere comunale Pio Riggi (difeso dall'avvocato Giampiero Vellucci) ha ottenuto lo stralcio della posizione dagli altri coimputati, che nell'udienza del 25 settembre scorso hanno chiesto il rito abbreviato. Riggi, invece, ha scelto il patteggiamento.

La seconda udienza per Bacchi è stata fissata al prossimo 6 novembre. La vicenda risale al 7 marzo scorso quando sono scattati gli arresti per Riggi, il cugino Rosa e tre napoletani. Dopo qualche settimana il provvedimento per Bacchi. Tutti accusati di aver posto in essere una condotta estorsiva nei confronti dell'imprenditore Lorenzo Scarsella di Tivoli per ottenere una tangente nell'ambito del project financing da sei milioni di euro che la ditta Scamo avrebbe dovuto realizzare a Ferentino.

Inizialmente il gip di Roma, su richiesta della procura, aveva disposto il giudizio immediato per tutti, avendo contestato, in concorso, i reati di rapina ed estorsione aggravate dal metodo mafioso. Successivamente si sono mosse anche le difese.
Accolta ieri anche la richiesta dell'amministrazione comunale di Ferentino di costituirsi parte civile. «La costituzione del Comune come parte civile non è soltanto un atto dovuto - avevano specificato in una nota gli amministratori - ma anche un'azione di opportunità a tutela dell'immagine di una città che non merita di essere infangata».

Il 7 marzo l'inchiesta aveva raggiunto l'apice con gli arresti di Riggi, Rosa e dei tre napoletani. Stando alle accuse la richiesta sarebbe stata di 300.000 euro, ovvero il 5% dell'importo totale dei lavori stimati. Dato che l'imprenditore non era disposto a versare nulla, erano iniziate le minacce con l'ingaggio del gruppo di napoletani appartenenti a un clan trapiantato a Roma con la mediazione - sostiene l'accusa - di Rosa.

L'indagine si era allargata al punto che il 17 aprile veniva arrestato l'ex assessore (nella giunta precedente) Luca Bacchi, finito ai domiciliari. Nel frattempo, Riggi si era dimesso dal consiglio comunale e aveva ottenuto gli arresti domiciliari a Vasto e, ai primi del mese di settembre, la liberazione.