Era stato licenziato con l'accusa di aver rivolto frasi ingiuriose ai pazienti di una Rsa e di aver negato i pasti ad alcuni degenti. Un operatore socio sanitario di Frosinone ha ottenuto dal giudice del lavoro il reintegro: il licenziamento deciso dalla clinica nell'aprile del 2018 è stato dichiarato illegittimo.

Il lavoratore, difeso dall'avvocato Danilo Giaccari, ha ottenuto oltre alla reintegra nel posto di lavoro, il pagamento di un risarcimento commisurato all'ultima retribuzione per un massimo di dodici mensilità, il versamento dei contributi previdenziali e assistenziali dal giorno del licenziamento fino a quello della effettiva reintegra. L'azienda è stata poi condannata alle spese di lite.

L'istruttoria è stata lunga e complessa dato che i testimoni si sono contraddetti tra chi ha confermato le accuse davanti al giudice e chi invece ha negato che il lavoratore abbia compiuto gli addebiti che gli venivano mossi. Da qui la necessità di procedere con un confronto tra i testi, al termine del quale è prevalsa la posizione favorevole al lavoratore. Decisive sono state ritenute le testimonianze dei superiori dell'operatore socio sanitario, per la loro completezza e non contraddittorietà.

Per il giudice Masimo Lisi «è poco credibile che fatti della gravità di quelli addebitati all'attore.... si possano essere protratti per anni senza che nessuna delle testi oggi accusatrici del ricorrente... sentisse il dovere di intervenire o almeno di segnalare queste condotte». Ma soprattutto è poco credibile che fatti ai danni dei pazienti, aventi anche rilevanza penale, possano essere avvenuti «senza che nulla trapelasse all'esterno e senza che arrivasse neanche una denuncia alle autorità competenti da parte dei pazienti stessi o dei loro parenti o anche dei membri delle associazioni di volontariato che pure frequentavano i locali della struttura»