Droga a Ferentino, arrivano le condanne per due distinte operazioni. Ieri, davanti al tribunale di Frosinone c'è stata la discussione per un'operazione che la polizia aveva condotto sul territorio di Ferentino per un'attività di spaccio tra il 2007 e il 2008.

La droga, cocaina e hashish, veniva venduta nella zona bassa ma anche in alcuni punti strategici della città, soprattutto luoghi di passaggio. Nel corso delle indagini erano emersi forti contrasti tra due gruppi rivali che si contendevano la piazza di spaccio di Ferentino. E, alla fine, ci fu un regolamento di conti con tanto di tentato omicidio.

Il pubblico ministero Vittorio Misiti ha chiesto delle condanne a 12 e 10 anni per chi, oltre allo spaccio, aveva anche quest'ultima contestazione. Il tribunale, dopo la camera di consiglio, ha condannato i due principali imputati i fratelli Aldo Gorreja, a nove anni, e Elgelbert Gorreja a 7 anni.

Quindi le altre richieste del pm sono state tra i 6 e i 5 anni a scendere. Ma per questi, difesi dagli avvocati Mario Cellitti, Valentina Dori, Riccardo Masecchia, Nadia Patrizi e Giampiero Vellucci, c'è stata l'assoluzione. Previo riconoscimento dell'ipotesi lieve, il tribunale ha derubricato l'accusa e mandato assolti tutti. Riconosciuta la prescrizione.

Operazione Anomia
Per la seconda operazione, "Anomia", dello scorso ottobre, sono arrivati cinque patteggiamenti e tre rinvii a giudizio. A patteggiare, davanti al gup Ida Logoluso, essendo caduta l'ipotesi dello spaccio di grave entità, Ivan Celardi (28 anni) a 3 anni, Ilaria Mambolo (31) a due anni, Loris Celardi (21) e Giuseppe Puperi (57) a un anno e dieci mesi, Luca Abbate (36) a un anno. Restano agli arresti domiciliari Ivan Celardi e Puperi, gli altri sono liberi. I cinque erano tutti stati colpiti da un'ordinanza di custodia cautelare. L'indagine si è poi allargata ad altre tre persone rinviate a giudizio davanti al giudice monocratico di Frosinone. Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Marco Maietta, Armando Pagliei e Luigi Tozzi.

I carabinieri contestarono duecento cessioni di cocaina in due mesi. In base alle accuse lo stupefacente (prevalentemente cocaina, in qualche caso hashish) era lavorato in case occupate, sorvegliate da vedette pronte a dare l'allarme in caso di incursione delle forze dell'ordine. La vendita - per la procura di Frosinone - avveniva anche in quattro bar. Grazie a un'attività di osservazione, pedinamenti e intercettazioni i carabinieri avevano ricostruito che la droga era nascosta nei quadri elettrici, ma anche nel sellino di uno scooter in disuso.