Inizia il processo per l'inchiesta sul project financing del cimitero di Ferentino. Dopo che le strade degli imputati si sono divise, a seguito delle richieste di riti alternativi, ieri a Roma si è aperto il procedimento davanti al giudice per le udienze preliminari che dovrà valutare le richieste avanzate dall'ex consigliere Pio Riggi e dagli altri coimputati, il cugino del primo Luciano Rosa, originario di Ferentino, e i napoletani Ugo Di Giovanni, Emiliano Solazzo e Gennaro Rizzo. Rito abbreviato o patteggiamento le ipotesi sul tavolo del magistrato che, però, ravvisata la mancata traduzione di uno degli accusati, ha rinviato l'udienza nella quale si discuterà la sorte dei quattro, difesi dagli avvocati Giampiero Vellucci e Ciampa e Tenga del foro di Roma.

Il quinto uomo, l'ex assessore Luca Bacchi, difeso dall'avvocato Vincenzo Galassi, ha scelto la strada del rito ordinario. Comparirà davanti ai giudici del collegio a ottobre. Nei confronti di tutti, infatti, il gip di Roma, competente a trattare la materia, essendo contestati i reati di rapina ed estorsione aggravata dal metodo mafioso, aveva disposto su richiesta dei magistrati della Dda il giudizio immediato.

Con l'abbreviato o il patteggiamento gli imputati cercheranno di ridurre i danni e ottenere - in caso di condanna - una pena più mite. Per Riggi poi potrà pesare favorevolmente il contributo offerto agli investigatori dei carabinieri della compagnia di Tivoli, che hanno condotto le indagini fino ad arrivare - nella più favorevole delle ipotesi - a beneficiare della sospensione condizionale.

Il 7 marzo l'inchiesta aveva raggiunto l'apice con gli arresti di Riggi, Rosa e dei tre napoletani. Erano accusati di aver posto in essere una condotta estorsiva nei confronti dell'imprenditore Lorenzo Scarsella di Tivoli per ottenere una tangente nell'ambito del project financing da sei milioni di euro che la ditta Scamo avrebbe dovuto realizzare a Ferentino. Stando alle accuse la richiesta sarebbe stata di 300.000 euro, ovvero il 5% dell'importo totale dei lavori stimati. Dato che l'imprenditore non era disposto a versare nulla, erano iniziate le minacce con l'ingaggio del gruppo di napoletani appartenenti a un clan trapiantato a Roma con la mediazione - sostiene l'accusa - di Rosa.

L'indagine si era allargata al punto che il 17 aprile veniva arrestato l'ex assessore (nella giunta precedente) Luca Bacchi, finito ai domiciliari. Nel frattempo, Riggi si era dimesso dal consiglio comunale e aveva ottenuto gli arresti domiciliari a Vasto e, ai primi del mese, la liberazione.
L'inchiesta ha avuto uno sdoppiamento. Per i reati di competenza della Direzione distrettuale antimafia si sta procedendo a Roma, mentre per quelli di competenza della procura ordinaria (l'ipotesi è quella della corruzione) a indagare è la magistratura frusinate cui sono stati trasmessi gli atti per gli ulteriori accertamenti che si dovessero rendere necessari.