Il centro Serapide è una discarica a cielo aperto. Lo sanno tutti, anche chi non è di Sora. Sono anni che la denuncia è sempre la stessa, ma di provvedimenti imminenti non se ne vedono. Dal canto suo il sindaco spera ancora di porre le basi per la sua "cittadella della scuola", un progetto di riqualificazione urbana che riconsegnerebbe decoro a un quartiere che ha aspettato già troppo.

Topi, buste d'immondizia, vegetazione che spontaneamente avanza senza che nessuno la blocchi, giochi estremi e morti di giovanissimi: questo è oggi il "mostro" che giornalmente riconsegna una pessima fotografia di Sora. È difficile non accorgersi dello stabile dell'ex Tomassi che sorge al centro città, vicino a scuole, servizi e alla desolante piazza Annunziata. Che doveva essere un dono per i residenti, un posto dove chiacchierare, passeggiare, fare eventi culturali tra resti archeologici e che invece è frequentata da spacciatori, malviventi e da chi non conosce il senso civico. E quotidianamente è pronto a sporcare, imbrattare e abbandonare sacchi di rifiuti di ogni genere.

Poco distante sorge l'ex struttura ospedaliera, luogo di nascita di decine e decine di generazioni di sorani, e oggi, a pochi metri, c'è un luogo di morte e di abbandono. «Siamo stanchi – dicono ancora una volta i residenti del quartiere – Ogni giorno ci viene la nausea quando, terminate le lezioni, andiamo alla vicina scuola media a riprendere i nostri figli per il pranzo. Percorriamo qualche isolato insieme a piedi, non serve prendere l'auto.

E mentre camminiamo scuotiamo la testa perché non capiamo come siamo arrivati a tanto. Sora è bella, è un gioiello di città, con il fiume Liri che la valorizza, le montagne che la circondano. E poi abbiamo tanti servizi. Vedere i nostri figli crescere in mezzo a sporcizia e abbandono ci demoralizza perché non è questo il futuro che le nuove generazioni meritano. Non è uno sfogo ma un appello: siamo tanti cittadini a Sora, uniamo le nostri voci e facciamoci sentire. Vogliamo che l'ex Tomassi torni ad essere luogo di vita, di lavoro, di opportunità e non di morte e abbandono».